L’architetto abruzzese Di Paola nominato nuovo direttore regionale dei Beni cultural

È l’architetto abruzzese Roberto Di Paola il nuovo direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia indicato dal ministero come successore di Ugo Soragni, il quale da Trieste si sposta in Veneto al posto di Pasquale Malara, a propria volta, sembrerebbe, dirottato su Genova. Di Paola dall’agosto 2004 (data in cui lo stesso Soragni si era insediato in piazza Libertà) è stato direttore generale dei Beni culturali in Abruzzo, la sua regione: il dirigente infatti è nato all’Aquila nel 1948, ma ha passato a Roma una gran parte della sua vita personale e professionale dove tra il 1980 e il 1985 ha ricoperto incarichi di vertice nella Soprintendenza e nel Consiglio nazionale.


Laureato in Architettura, all’inizio della sua carriera Di Paola ha lavorato alla Soprintendenza di Ravenna, e - dopo Roma - è stato soprintendente in Puglia; ha insegnato Restauro e beni culturali a Pescara, ha al proprio attivo una vasta attività di progettista e direttore dei lavori - come recita il suo curriculum - «soprattutto in materia di restauro, allestimento museale e mostre di alto profilo tecnico-scientifico». Nel 1997 è nominato ispettore dell’Ufficio centrale per i beni ambientali, architettonici, archeologici, artistici e storici, nel 2001 è soprintendente di Roma, nel 2004 l’approdo in Abruzzo e adesso il trasferimento a Trieste e in regione.


Storia dell’architettura, restauro e conservazione architettonica le sue riconosciute specializzazioni. «Dall’Aquila ad Aquileia» hanno già ironizzato nella sua regione, dove Di Paola si è congedato con un riepilogo piuttosto cospicuo di lavori e ristrutturazioni importanti. Soragni, nato a Vicenza nel 1953, già tre anni fa - si dice - avrebbe gradito una destinazione veneta (dopo aver già ricoperto funzioni di soprintendente nelle Marche e in Puglia), e ora l’ha ottenuta. Pur essendo le sue competenze spartite col sovrintendente Stefano Rezzi, porta per esempio la sua firma la «protezione» dalle ruspe di Sala Tripcovich: Soragni vietò all’amministrazione comunale la demolizione della ex stazione delle autocorriere firmata da Umberto Nordio nel 1935, in quanto «testimonianza storica della città del passato».


Il Comune non apprezzò e non condivise, e fece ricorso al ministero, e quest’ultimo diede ragione al soprintendente regionale. Così da ultimo era atteso un suo parere sulle modifiche da apportare alla ex Pescheria, ora sala mostre, che il sindaco Dipiazza vorrebbe dotare di un soppalco per ottenere una sala da congressi. «Non mi pare sbagliato - ha detto di recente Soragni - pensare a un migliore sfruttamento interno della Pescheria, alta 15 metri ma oggi con un unico livello utile: non ho visto i progetti, ma non mi sembra un tema su cui strapparsi i capelli». Il messaggio che Soragni lascia, e Di Paola certamente non potrà che raccogliere a staffetta perché i soprintendenti tutelano, si riassume in un semplice concetto: «Qualsiasi corretto procedimento di riqualificazione di parti della città deve partire dalla consapevolezza che esistono valori - ambientali, culturali, paesaggistici - che vanno comunque conservati».

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