L’artigiano ha i vestiti macchiati. E l’autista non lo fa salire sul bus

L’uomo, in tenuta da lavoro, è stato lasciato fuori dal mezzo pubblico a Opicina. Commenti scatenati sui social. E alla fine Trieste Trasporti gli porge le scuse
Un selfie scattato dall’artigiano con gli abiti “incriminati”
Un selfie scattato dall’artigiano con gli abiti “incriminati”

TRIESTE Finisce il proprio turno a Opicina e, con gli abiti tipici di chi lavora nell’edilizia, un po’ sporchi di vernice e colore, munito di regolare biglietto, cerca di salire sull’autobus. Ma l’autista glielo impedisce perché ritiene il suo abbigliamento non idoneo. Un episodio raccontato sui social media dal diretto interessato, Christian, che ha subito suscitato un acceso dibattito sull’opportunità o meno di far salire a bordo di un mezzo della Trieste Trasporti una persona vestita in quel modo. Christian, per non lasciare spazio a supposizioni, ha anche pubblicato una fotografia che lo ritrae con quegli abiti da artigiano edile.

«Non ero zozzo e lurido. Quel simpaticone di autista mi ha lasciato a piedi a Opicina», ha specificato. La rete si è divisa, propendendo però per una difesa del mancato passeggero.

La risposta non si è fatta attendere. E ieri una cordiale telefonata tra il responsabile della comunicazione di Trieste Trasporti Michele Scozzai e lo stesso Christian ha fatto sì che la vicenda finisse nel migliore dei modi, con una virtuale stretta di mano accompagnata dalle scuse dell’azienda dei trasporti.

Va tenuto conto che il regolamento di vettura di Trieste Trasporti non consente di salire a bordo con un abbigliamento non decoroso: potrebbe sporcare gli abiti di un altro passeggero o imbrattare i sedili. «In questo caso da parte dell’autista c’è stato un errore di valutazione, un applicazione troppo rigida del regolamento», ammette Scozzai.

Di fatto, le macchie sui pantaloni dell’artigiano non erano “fresche”, ma vecchie tracce di colore impossibili oramai da togliere. «Dobbiamo sforzarci tutti di trattare ogni cliente come se fosse l’unico», precisa Scozzai: «Ogni cliente insoddisfatto è un piccolo insuccesso che, in questo caso, indipendentemente dalle responsabilità, non siamo riusciti a prevenire».

«Trieste Trasporti è un’azienda fatta di persone (come lei, come me)», ha scritto Scozzai nella replica al messaggio postato da Christian: «Persone che lavorano e investono energie e passione per garantire un servizio che, me lo permetta, è di buon livello. Commettiamo errori, senz’altro, ma ne commettiamo proprio perché ci piace essere attivi e presenti, e curare, nel limite del possibile, anche i dettagli, e questa risposta credo che glielo dimostri. E proprio perché siamo persone, e non un’entità astratta, è poco rispettoso e piuttosto sgradevole (oltre che diffamatorio) riversare sull’azienda gli attacchi e le insolenze che, non certo da parte sua ma dei commentatori del post, ci sono stati rivolti».

L’invito di Scozzai, infine, rivolto proprio ai commentatori del post di Christian, è «di scrivere e reagire, nei social, come si farebbe se ci si trovasse nella vita reale, che per fortuna è un’altra cosa». Tutto è bene quel che finisce bene, insomma.—


 

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