L’Ass1 cambia manager, Samani in partenza

Sommovimento al vertice della Sanità. A sorpresa, l’Azienda sanitaria cambia direttore generale. La notizia ufficiale potrebbe arrivare a giorni. Quelle informali abbondano.
Fabio Samani, il successore di Franco Rotelli in plancia dal marzo 2010 e con un incarico fino al 2015, sarebbe destinato dalla Regione alla guida dell’Azienda sanitaria di Pordenone, Ass6 o del Friuli occidentale. Al suo posto, a Trieste, è dato per certo Nicola Delli Quadri. Già direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera dal 2004 al 2007 per nomina di Illy al fianco del manager Franco Zigrino. Poi direttore generale proprio della Ass6. E adesso direttore (facente funzioni) della struttura Programmazione, controllo qualità, accreditamento e risk management dell’Azienda ospedaliera pordenonese. Quella al centro di dure polemiche con Trieste per la contesa sui fondi regionali dell’edilizia sanitaria: a Cattinara e Burlo o al “Santa Maria degli Angeli”?
In tutti i casi: “ribaltone” inatteso. La voce, blindatissima, corre dietro le quinte e l’unico a darne indiretta conferma pubblica (senza nulla dire) è proprio Samani: «Sarò più esplicito a giorni quando ci sarà l’ufficialità: attendo istruzioni. Contento a no di andare a Pordenone? Sono molto sereno, molto rispettoso dei ruoli istituzionali». Nemmeno Delli Quadri nega: «Sì, sì, la voce circola, mi telefonano tanti colleghi, ma formalmente non ne so niente. Tornerei a Trieste volentieri? Ma certo, mi ci ero trovato molto bene. Però anche se le notizie girano, sa come si dice: “vedere dollaro, vendere cammello”». Prudenza non è mai troppa. Ma da centrosinistra e centrodestra, in alto come in basso, la coppia è data in transito. Salvo, naturalmente, sorprese dell’ultimo momento.
Ma dove nasce la sterzata che si accompagnerà ad altre conseguenti, in regione, perché come dice qualcuno «non si spostano solo figurine”? Dietro ci sarà la giusta ambizione di Delli Quadri di tornare al ruolo di manager, ma certo non si governa la Sanità coi “desiderata”. Sta di fatto che mentre fa i conti e “vede” pesantissimi tagli per la Sanità regionale, e con l’assessore Maria Sandra Telesca mette in cantiere la “sua” riforma sanitaria una volta cassata quella del predecessore Tondo, la governatrice Debora Serracchiani comincia a muovere le pedine sullo scacchiere strategico dei manager, spesso (si sa bene) un caso politico oltre che professionale. E la prima mossa è proprio su Trieste. Dove per causa soprattutto dei dimagramenti finanziari, dei risparmi, dei “prestiti” di soldi all’ospedale che altrimenti non avrebbe chiuso il bilancio, il mondo della sanità territoriale, in precedenza galvanizzato dall’epoca Rotelli (oggi consigliere regionale Pd e presidente della Terza commissione sanità in piazza Oberdan), si definisce “demotivato e fermo”.
La forte mano della coppia Zigrino-Rotelli, che si erano pure alternati fra loro, anche se non in successione, alla guida dell’Ass1, nel 2010 a scadenza di mandato uscirono di scena nel contesto di un completo ricambio: al Burlo uscì Mauro Delendi, ed entrò il medico universitario Mauro Melato. Epoca del governatore Tondo e dell’assessore regionale Vladimir Kosic. Che portarono in vetta agli Ospedali riuniti il veneto Francesco Cobello, già vicedirettore della Direzione centrale Salute, e nel parco di San Giovanni, appena finito di restaurare e “fiorire” proprio da Rotelli, un medico di famiglia triestino, che lavorava a Latisana, appunto Fabio Samani, 53 anni allora, al debutto in un ruolo di manager. E che usciva dalla guida del Ceformed, scuola regionale di specializzazione per medici di base con sede Monfalcone, egli stesso vicino alla Regione.
Tanto che, dietro i sipari, nel centrodestra qualcuno già si chiede, secondo il principio che è meglio pensar male subito che troppo tardi, se il caso Samani non sia uno “spoil system” targato centrosinistra.
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