«L’Ater non sta abbandonando nessuno»

Il direttore Ius agli inquilini: «Se si cerca lo scandalo e il malaffare, via Negri è l’indirizzo sbagliato. Risolveremo i problemi»
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 21/10/16 - Via Negri, Case ATER
Lasorte Trieste 21/10/16 - Via Negri, Case ATER

L’Ater passa al contrattacco. È il direttore dell’ente, Antonio Ius, a intervenire ancora una volta sul clamoroso caso delle palazzine di via Negri consegnate agli inquilini in condizioni inadeguate. Lo fa a pochi giorni dalla riunione dei residenti che avevano minacciato di non pagare l’affitto. Non prima della conclusione dei lavori di riparazione sulle caldaie che spandono, i controsoffitti pericolanti, gli allagamenti nei pianerottoli, gli ascensori fuori uso e tutti i disagi che negli ultimi mesi chi abita nei caseggiati di Coloncovez si è trovato ad affrontare. Ma l’Ater non ci sta. «Sarebbe forse il tempo di smetterla», ribatte Ius in un comunicato stampa. «È tempo di dare un taglio alle chiacchiere che si rincorrono, alle insinuazioni, alle falsità, alle accuse ingigantite di alcune persone».

Il manager avrebbe voluto partecipare all’incontro tra condomini visto che, come sostiene il diretto interessato, è l’ente a gestire gli alloggi. Quanto più volte denunciato pubblicamente dai residenti, stanchi di far fronte agli innumerevoli disagi, non corrisponderebbe al vero. «Ingigantire qualche topolino fin a farli assurgere a branco di elefanti non serve e soprattutto non è rispettoso della realtà dei fatti», accusa il dg. «Così come non servono i fantastici commenti a corollario prodotti da sedicenti esperti, di cui non si conosce neppure il possesso di specifici titoli culturali o professionali», insiste. Ius torna a ribadire che le case non cadono affatto a pezzi e che gli appartamenti sono agibili. Le lamentele della gente? «Qualche problema, di ridotta entità e generato da cause diverse, si è manifestato», ammette. Ma, avverte, in quel cantiere «nessuno ci ha sguazzato». Quindi, puntualizza, «se si cerca lo scandalo e il malaffare, via Negri è l’indirizzo sbagliato. E lo dice l’Ater di Trieste, che non è, come si suol dire, l’ultimo arrivato nel settore dell’edilizia sociale in locazione, anche nel panorama nazionale».

Ius ricorda che l’ente gestisce quasi 11mila contratti di affitto, danno alloggio a oltre 20mila cittadini. In sostanza, quasi una famiglia su due: il 42%, degli appartamenti in locazione è Ater. Tutto ciò a fronte di un canone mensile medio, che naturalmente varia in base alle caratteristiche strutturali dell’edificio e dalla capacità economica degli assegnatari, che supera di poco i 140 euro rispetto al valore del mercato privato che si attesta a 500 euro al mese. L’Ater, aggiunge il direttore, investe almeno 9 milioni di euro l’anno per gli interventi di manutenzione ordinaria su tutto il patrimonio edilizio. «Siamo consapevoli dell’esistenza di qualche disagio per qualche inquilino - osserva ancora il manager - e riteniamo di doverci scusare, ma nel contempo chiediamo anche che i problemi non vengano ingigantiti. Anche perché stiamo concretamente operando per la loro positiva soluzione. Trattandosi di beni e soldi pubblici, ci sono anche tempi amministrativi e tempi tecnici da rispettare, contestazioni puntuali da notificare agli appaltatori e procedure da porre in essere per riparare. In conclusione - chiosa Ius - l’Ater non scappa, proprio perché è proprietaria e gestore di quegli immobili, né tantomeno abbandona neanche uno degli inquilini di via Negri, così come gli altri innumerevoli complessi».

Nel frattempo sono iniziati i lavori per le riparazioni dei controsoffitti degli ultimi piani dei palazzi. L’intervento starebbe creando non poche seccature alle famiglie, stando a quanto segnala Marisa Bertocchi, la residente che abita al civico 25 e che si è fatta portavoce delle proteste dei condomini. «In questi giorni sono venuti gli operai a mettere in sicurezza l’appartamento - spiega - ma la mia casa, così come per tante altre persone, è come un cantiere. Ho polvere dappertutto. E pensare che avevo speso un sacco di soldi per far dipingere tutti i muri visto che, quando sono entrata per la prima volta qui, l’alloggio era al grezzo. Ce l’avevano dato ancora da dipingere. Adesso devono buttare giù tutti i soffitti, così non si può vivere. Mi verrebbe voglia di andarmene da qui».

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