L’Ater vende alloggi da 18mila euro

Pubblicato il piano di dismissione di 108 appartamenti. Oltre cinquanta solo a Opicina
Paolo Giovannini, Trieste 02/11/2011, Case ATER.
Paolo Giovannini, Trieste 02/11/2011, Case ATER.

Vista mare? Non è escluso. Immerso nel verde del Carso? Possibile. Pochi in buono stato. Quasi nessuno abitabile. La maggioranza da ristrutturare da cima a fondo. Soprattutto prezzi mai visti sul mercato immobiliare. Si parte dai 18.50O euro per un appartamento da 30 metri quadrati in via San Mauro a Opicina ai 183.800 euro per 136 metri quadrati al primo piano di via Carlo Ravasini laterale di via Carlo de Marchesetti. Ora è ufficiale. “Il piano di vendita unità immobiliari 2011” è stato pubblicato sul sito dell’Ater di Trieste (www.ater.trieste.it). Le planimetrie sono consultabili. Le regole stabilite. Le visite calendarizzate.

«Gli immobili vengono ceduti a corpo, nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, come visti e piaciuti» si legge. “Visti e piaciuti”. Proprio così. «Gli alloggi sono tutti vuoti. Non occupati» assicura il direttore dell’Ater triestino Giorgio Ceria. Sul mercato ci sono ben 108 appartamenti di varie metrature (meno del 2% delle residenze totali): la gran parte a Opicina (33 appartamenti solo in via San Mauro, altri 10 in via Sant’Isidoro e 7 in Largo San Tommaso). Un’occasione per chi medita di trasferirsi sull’altipiano o vuole investire in una seconda casa sul Carso. Le dismissioni immobiliari dell’Ater riguardano anche appartamenti posizionati in diverse zone della città: da via Flavia (2 unità) a via Orlandini (14 unità immobiliari), da piazza dei Foraggi (undici appartamenti) a via Battera a Borgo San Sergio (17 unità immobiliari). I 108 appartamenti sono per la gran parte monolocali tra i 35 e i 50 metri quadrati. «Nella maggioranza sono alloggi piccoli e piuttosto vecchi» dice il direttore. «Le unità immobiliari, già destinate ad uso abitativo, sono unità condominiali connotate da rilevante vetustà, non sono locate, in quanto necessitano di radicali interventi manutentivi, in taluni casi anche in riferimento alle parti comuni, ovvero hanno metrature inadeguate» chiarisce il piano. E così si spiegano i prezzi bassi, quasi da box auto. Il costo medio, infatti, è sui 40mila euro. Solo due appartamenti superano i 100 metri quadrati: quello citato in via Ravasini e uno centrale in via Galileo Galilei (122mila euro per 133 metri quadrati). C’è anche un appartamento da 95 metri quadrati in piazzale Respighi (113mila euro) e uno da 91 metri quadrati in via Rosselli (90mila euro).

Il “nucleo” di abitazioni, una volta ceduto, contribuirà a rimpinguare di 4,2 milioni di euro le casse dell’ente alle prese con i consistenti tagli dei finanziamenti regionali. Dietro alla decisione di alienare una parte del patrimonio edilizio, c’è prima di tutto l’esigenza di far cassa, senza però svendere il patrimonio dell’ente. Sul mercato sono finiti, infatti, solo appartamenti liberi e inseriti in condomini in cui l’Ater è minoritario. Situazioni antieconomiche, come vengono definiti dai vertici dell’ente. «Non avere la totalità della proprietà per noi - ha spiega il presidente Rocco Lobianco - significa “dipendere” dalle scelte degli altri padroni di casa e rischiare di dover sostenere spese impreviste».

Ma come fare? Il bando pubblicato chiarisce tutto o quasi. Le domande devono essere presentate entro le 12 del 31 gennaio 2012 all’Ater di Trieste in busta chiusa. Si tratta di una proposta irrevocabile di acquisto (secondo il modello scaricabile dal sito) sostenuta da una cauzione versata da mille euro. «Un modo per rendere seria la partecipazione. Altrimenti tutti presentano la domanda e poi si ritirano all’ultimo momento. Si rischia il pandemonio. La cauzione è indispensabile» spiega Ceria.

Il bando d’acquisto dà la precedenza a assegnatari, loro familiari e persone inserite nelle graduatorie Ater in attesa di alloggio. Ma non saranno in molti visto che è richiesto il pagamento in un’unica soluzione. Ma estende la possibilità di acquisto anche a cooperative edilizie e privati cittadini. «A spuntarla saranno le offerte migliori a partire dalle valutazione indicate» spiega il direttore Ceria. «I proventi dell’operazione, verranno tutti reinvestiti e utilizzati solo per attività di acquisto, manutenzione straordinaria e nuove costruzioni» assicura il direttore.

«È la Regione stessa, del resto, a chiederci di seguire percorsi di questo tipo - aveva ricordato il presidente Rocco Lobianco -. Portando a termine il piano di vendita riusciremo a centrare tre distinti obiettivi: autofinanziarci, recuperare liquidità da impiegare per future manutenzione e uscire di situazioni di minoranza che, in prospettiva futura, ci avrebbero esposto a notevoli costi di gestione».

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