L’azione a 4mila metri di profondità
Nel 2002 l’intervento per l’incidente della Prestige al largo delle coste spagnole

Lasorte Trieste 24/10/17 - Porto Vecchio, Saipem, Sonsub
E un ulteriore salto di qualità è pronto per la base di Trieste nel campo dell’oil&gas. «Il nostro cliente – spiega ancora Massimo Fontolan, vicepresidente di Sonsub – ora non sarà più soltanto il gruppo delle prime otto società petrolifere del mondo che ci hanno commissionato la realizzazione dell’Ois, ma il consorzio che comprende tutte le società petrolifere. Stiamo trattando con loro infatti per portare a Trieste, il Centro per qualsiasi tipo di intervento nell’area del Mediterraneo. Qui infatti c’è già l’hub internazionale per le operazioni di emergenza in mare e tra le nostre credenziali possiamo vantare anche l’intervento fatto sulla petroliera Prestige».
La Prestige era una petroliera monoscafo tipo Aframax che, affondando al largo delle coste spagnole il 19 novembre 2002 con un carico di 77mila tonnellate di petrolio, provocò un’immensa marea nera che colpì la vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in Francia, causando un notevole impatto ambientale alla costa galiziana. L’intervento di Saipem consentì l’estrazione del combustibile dalla Prestige mediante un sistema di botti, detto anche “estrazione per gravità”. Che consiste nel perforare lo scafo aprendo un foro di 70 centimetri di diametro per installare un sistema a doppia valvola che regoli l’uscita. Si aggancia una botte di alluminio marino che si riempie di combustibile (fino a 300 m³) per portarlo fino a 40 metri dalla superficie e trasferire il combustibile a una nave attraverso un tubo. Il costo stimato dell’operazione fu di 99,3 milioni di euro, ma un anno dopo il disastro, le spiagge galiziane contavano più bandiere azzurre di sempre. «Abbiamo operato con i nostri robot a quattromila metri di profondità», sottolinea Fontolan. Chiaro che a quelle profondità non possono scendere gli uomini, ma l’ingegner Giacomo Pellicioli ci tiene a sottolineare che «in Saipem gli infortuni non esistono perché viene prestata massima attenzione alla sicurezza e anche durante i sei mesi di lavori nel Magazzino 23, eseguiti da una ditta esterna, nessuno si è fatto nemmeno un graffio». Un grave disastro è invece alla base dell’iniziativa che ha indotto le compagnie petrolifere a bandire la gara per il famoso porta-tappo. È stato quello della piattaforma Deepwater Horizon, affiliata alla British Petroleum, con uno sversamento massiccio di petrolio nelle acque del Golfo del Messico in seguito a un incidente riguardante il Pozzo Macondo a oltre 1.500 metri di profondità. Lo sversamento è iniziato il 20 aprile 2010 ed è terminato 106 giorni più tardi, il 4 agosto 2010, con milioni di barili di petrolio sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida, oltre al fatto che la frazione più pesante del petrolio ha formato grossi ammassi sul fondale marino. In seguito all’esplosione, 115 dei 126 uomini a bordo sono riusciti a mettersi in salvo (17 feriti), mentre 11 sono morti. Nonostante gli sforzi dei soccorritori per spegnere l’incendio, è risultato impossibile domare le fiamme e il 22 aprile 2010 la struttura della Deepwater Horizon è collassata, mentre una seconda esplosione ne ha causato l’affondamento. La tragica vicenda è narrata anche in un film di successo, “Deepwater, inferno sull’oceano”. Con l’Offset installation system di Trieste, il disastro sarebbe stato fortemente ridotto.
(s.m.)
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