Le case a schiera di via Campi un bell’esempio di architettura

Come riportato in Treccani.it, le case a schiera sono di antichissima tradizione e vi sono esempi già nell’antico Egitto. Solitamente sono disposte su lotti stretti e lunghi, tra loro contigui, con...
Come riportato in Treccani.it, le case a schiera sono di antichissima tradizione e vi sono esempi già nell’antico Egitto. Solitamente sono disposte su lotti stretti e lunghi, tra loro contigui, con impianti sviluppati principalmente in profondità, i lati lunghi in comune e aperture solo sui lati brevi. A Gorizia un bell’esempio storico è rappresentato dal tratto iniziale di via Rastello, dove la strada si raccorda con la riva Castello e gli edifici si presentano nelle caratteristiche medievali di quando il piano terra era adibito a bottega o laboratorio, con lo spazio antistante porticato per l’attività al riparo da pioggia e sole. Successivamente, e specialmente in Inghilterra in epoca vittoriana, quando nell’Ottocento con la rivoluzione industriale vengono drasticamente separati gli spazi d’abitazione da quelli del lavoro, gli edifici a schiera vengono ad assumere la conformazione attuale, con un giardinetto di rappresentanza sul fronte antistante e un giardino privato sul retro, una tipologia fortemente diffusa in tutta Europa nel secondo dopoguerra raggiungendo in Italia punte massime negli anni Sessanta, con consistenti ampliamenti urbani grazie alla legge 167 del 1962 e l’istituzione dei Piani di zona per l’edilizia economica e popolare, i cosiddetti Peep, presenti a Gorizia specialmente nella zona di Lucinico, Sant’Anna e Straccis, con esempi edilizi a volte deplorevoli per architetture dozzinali e frettolose. Oggi la tipologia a schiera non è più così frequente ed è utilizzata solitamente su lotti in zone semicentrali, spesso ricavati con il sacrificio dell’edificio unifamiliare ottocentesco rimpiazzato da diversi alloggi di piccola metratura, massimizzando la cubatura edificabile con indici edilizi in genere doppi oggi rispetto un secolo fa, ma con risultati non sempre all’altezza delle aspettative di chi vorrebbe una città bella e con molte case prive di acquirenti forse proprio per il triste aspetto esteriore. Non è questo il caso della piccola schiera a metà di via Campi, tre edifici appena, caratterizzati dalla sobria composizione ottenuta dall’incontro tra triangolo e rettangolo e particolari doghe a rivestire i tratti edilizi orizzontali a collegamento tra le parti dotate di copertura inclinata la cui superfice rivolta a sud ben si presta per la posa di pannelli solari, secondo le concezioni progettuali espresse una decina d’anni fa dall’architetto di San Lorenzo Isontino, Daniele Stacco, caratterizzate dall’uso misurato di colori e significativi dettagli come i parapetti della loggia frontale o il particolare vano contatori, sporgente e sopraelevato. Una architettura ben riuscita evidentemente, dato che tutti gli alloggi sono occupati
.




Riproduzione riservata © Il Piccolo