Le mille avventure di Buzzin fra Rasputin e l’assalto ceceno

L’esploratore cormonese ha raccolto in un libro vent’anni di viaggi in Russia Tra le pagine emerge un mondo lontano, freddo e ovattato ma accogliente

Matteo Femia / Cormons

L’incontro con Victor, pronipote del leggendario Rasputin. O ancora quella volta a fotografare la piazza Rossa a Mosca con sgombero in fretta e furia da parte delle autorità perché a poca distanza un commando ceceno aveva appena assaltato il teatro Dubrovka. Ma soprattutto tutta l’atmosfera che si può respirare dagli Urali a Vladivostok, tra strade ghiacciate, ospitalità a base di vodka e temperature costantemente decine di gradi sottozero. “La mia Siberia”, il libro che il cormonese Adalberto Buzzin ha pubblicato da qualche giorno con Manoscrittiebook edizioni, è un vero e proprio diario di bordo dell’esploratore cormonese. Ripercorre vent’anni di viaggi e avventure nel luogo più freddo del mondo, ma non solo: c’è anche il racconto della Transasia 2001, quando Buzzin assieme ad altri cinque compagni compì l’emozionante tragitto Venezia-Tokyo in auto. Ma è, come si evince dal titolo, la Siberia l’indubbia protagonista del libro, con tutte le sue storie che paiono quasi impossibili per chi, come noi, proviene da altri climi e tutt’altra mentalità. Insomma, nell’opera che Buzzin ha dato alle stampe subito dopo essere tornato, a gennaio, dall’ultima sua spedizione nell’estremo est della Russia, c’è tutto un mondo, ovattato e lontano migliaia di chilometri. E a descriverla pienamente è un passaggio che Buzzin riporta splendidamente nel suo scritto: «Racconta un’antica leggenda – sottolinea Buzzin – che quando Dio creò la Siberia decise di sorvolarla tutta, ma il viaggio fu talmente lungo che dalle dita rattrappite per il freddo caddero inestimabili ricchezze. Per impedire che gli uomini ne approfittassero, le ricoprì con un altissimo strato di ghiaccio».

Ci sono anche i personaggi che Buzzin ha incontrato nei suoi viaggi. Su tutti, l’incontro con Victor, che anche dalle sembianze fisiche si percepisce essere il pronipote del leggendario Grigorj Efimovic, meglio conosciuto come Rasputin, il consigliere di corte della famiglia Romanov: un personaggio controverso, che però Victor difende a spada tratta. «Rasputin era un uomo onesto, quando tornava da San Pietroburgo – riporta Buzzin nel suo libro dalla conversazione avuta con il discendente dell’illustre personaggio storico – portava regali per tutti, organizzava feste e banchetti, aiutava i bisognosi. Quello che raccontano sul suo conto sono fandonie: era stimato, ammirato e invidiato». E poi c’è l’incrocio, sempre sulle strade della Russia più estrema, con Padre Serafino, un religioso che per penitenza aveva deciso di andare a piedi dal Caucaso a Mosca nel monastero dove aveva preso i voti: alla meta, nel momento dell’incontro con Buzzin, mancavano ancora 2 mila chilometri circa.

Buzzin racconta con dovizia di particolari le storie personali di questi personaggi, annotando, ad esempio, come il religioso chiedesse la carità lungo la strada, passasse la notte nei conventi incontrati lungo il tragitto e, nel caso non li avesse trovati, si affidasse “alla grande ospitalità del popolo russo”. Ed è proprio quest’ultimo concetto uno di quelli che emerge più energicamente dalle pagine dell’opera di Buzzin: la capacità dei siberiani non solo di adattarsi perfettamente alle difficilissime condizioni climatiche dei loro luoghi, ma anche di saper dare sempre una parola ed un gesto di conforto ed altruismo nei confronti di chi si trova in difficoltà o di passaggio. “La mia Siberia” racconta tutto questo, e leggerla aiuta a conoscere anche l’uomo e l’esploratore Buzzin. –

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