L’EUROPA SOGNATA
Oggi ricorre il centenario della nascita di Altiero Spinelli, uno dei grandi padri dell’idea federalista europea.
Pubblichiamo questo ricordo di chi per anni fu il suo assistente parlamentare. Altiero Spinelli racconta nella sua autobiografia («Come ho tentato di diventare saggio», pubblicata da Il Mulino) di essere nato il 31 agosto 1907 in una casa a due passi da Montecitorio.
Dove sarebbe tornato 69 anni dopo come presidente del gruppo parlamentare dei non-iscritti alla Camera dei deputati, essendo stato eletto da indipendente di sinistra nelle liste del Pci. Spinelli ha pensato e agito durante 45 anni per realizzare l'obiettivo principale del "Manifesto" scritto a Ventotene nel 1941 insieme ad Ernesto Rossi: gli Stati Uniti d'Europa. "Se si rilegge oggi il Manifesto di Ventotene - afferma Giorgio Napolitano nell'introduzione alla raccolta di suoi discorsi su Spinelli, opportunamente pubblicata ora da "Il Mulino" per celebrarne il centenario della nascita - lo si trova di una modernità straordinaria". Come ricorda Napolitano nei suoi discorsi, Spinelli è stato per quasi cinquanta anni "uomo politico di una sola causa".
Non l'ideologo fumoso di un'improbabile ragione assoluta da usare come unico metro di giudizio per interpretare lo stato del mondo, ma il costruttore tenace di un'Europa politica nata nel radicalismo democratico che serpeggiava nella resistenza al nazi-fascismo e proiettata verso il futuro di un pianeta globalizzato e di un continente non più diviso. Spinelli ammetteva che il pensiero federalista fosse estraneo alla cultura politica e al linguaggio corrente di statisti, parlamentari, partiti e giornalisti d'Europa. Non è del resto un caso che, nell'anno del centenario della sua nascita, il mondo politico non solo europeo ma anche italiano lo abbia ricordato distrattamente lasciando solo a federalisti ed ambienti universitari il compito di celebrarne il percorso di una vita esemplare e l'attualità delle idee.
Eppure e a ben vedere, il federalismo europeo rimane l'unica vera cultura politica europea del nostro tempo, dopo che i grandi movimenti politici nati nell'Ottocento avevano rinunziato definitivamente all'internazionalismo, all'universalismo ed al cosmopolitismo per inseguire l'illusione di poter risolvere problemi a dimensione sovranazionale con gli strumenti dei soli poteri nazionali. "Il modello federalista - ha scritto Spinelli - propone di conservare e rispettare la sovranità degli Stati nazionali in tutte le materie che hanno dimensioni e significato nazionali ma di trasferire ad un governo europeo - democraticamente controllato da un Parlamento europeo, ed operante in conformità a leggi europee - la sovranità nei campi della politica estera, militare, economica e nella protezione dei diritti civili".
Si tratta di una visione senza equivoci che fa giustizia dell'interpretazione quasi caricaturale che molti leader nazionali danno del modello federalista per giustificare scelte conservatrici delle apparenti sovranità nazionali. Uomo politico allo stato puro, Spinelli ha costruito la parte più importante della sua opera, dopo la fondazione del Movimento federalista europeo (1943), prima come membro della Commissione europea (1970-1976) gettando le basi delle più importanti politiche comuni della società europea in statu nascendi (cultura, ricerca, industria, ambiente) e poi come membro del Parlamento europeo (1976-1986) gettando le basi dell'ordine politico europeo in statu nascendi con il progetto di Trattato sull'Unione europea approvato dal Parlamento europeo nel 1984.
Nel caso della sua azione parlamentare, egli dovette all'inizio superare forti resistenze di settori consistenti nei gruppi politici. Ma Spinelli era convinto che egli avrebbe vinto se la "palude" si fosse schierata insieme alla minoranza degli innovatori, superando le resistenze della minoranza degli immobilisti. Così è stato ed il progetto del 1984, approvato infine dai deputati europei a larga maggioranza, ha aperto una proficua stagione di revisione del sistema politico europeo che è durata per oltre vent'anni, fino alla firma del Trattato-costituzionale nell'ottobre 2004.
Pezzo dopo pezzo, il progetto Spinelli è stato innestato nei trattati comunitari dalle cinque conferenze intergovernative che si sono succedute dal 1985 al 2004 e lo sarà ancora oggi nella conferenza intergovernativa chiamata ora a riformare il Trattato di Nizza. Ma gli innesti non hanno risolto e non risolveranno il problema di fondo del trasferimento ad un governo europeo delle materie che hanno dimensione europea. "All'indomani delle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2007 che hanno segnato il controverso esito del negoziato volto a superare la crisi del trattato costituzionale - ci ricorda il presidente Napolitano nella citata introduzione ai discorsi pubblicati da Il Mulino - mi piace richiamare la lezione di Spinelli: si può e si deve esprimere un giudizio critico rigoroso su accordi insoddisfacenti senza che ciò significhi non vedere le potenzialità di sviluppo dell'iniziativa europeista…Questo fu sempre l'atteggiamento di Spinelli: denunciare ogni arretramento, non nascondere la gravità delle resistenze e degli ostacoli da superare e riprendere, il giorno dopo, la battaglia con immutata determinazione e convinzione".
Il controverso esito del Consiglio europeo di giugno sulla costituzione europea ha riproposto la questione - che fu al centro del progetto Spinelli - dell'Europa a due velocità per consentire ai paesi che lo vorranno di riprendere il cammino dell'integrazione politica e dunque del governo dell'Europa. Le cooperazioni rafforzate su singole materie (la sicurezza interna, la difesa, la cooperazione con il Mediterraneo..) non risolveranno il problema del governo dell'Europa. Per raggiungere tale obiettivo centrale nella visione spinelliana, ci vorranno inoltre tempi e modi diversi dalla convocazione di nuove conferenze intergovernative.
Sarebbe un miracolo se tutti i 27 governi nazionali decidessero di affidare al Parlamento europeo che sarà eletto nel giugno 2009 il compito di rilanciare l'integrazione politica elaborando un nuovo progetto di Costituzione europea come nel 1952 fu affidato dai governi un mandato quasi costituente all'Assemblea della Ceca. Ma tale miracolo non si realizzerà lasciando il progetto europeo incompiuto e l'Unione incapace di agire nei settori in cui gli Stati nazionali appaiono impotenti di fronte alle sfide del ventunesimo secolo. In molti dei nostri Paesi, le fondazioni o le revisioni costituzionali sono state affidate ad assemblee elette direttamente dai cittadini con il mandato - limitato nel suo contenuto e nel tempo - di redigere un contrat social. Solo eleggendo un'assemblea costituente ad hoc nei paesi che lo vorranno - eventualmente lo stesso giorno del rinnovo del Parlamento europeo, il 14 giugno 2009 - i partiti ed i candidati si sentiranno impegnati a spiegare agli elettori le loro visioni sul futuro dell'Europa, contrariamente a quel che è avvenuto in tutte le campagne europee dal 1979 al 2004.
Per raggiungere quest'obiettivo, ci suggerirebbe Spinelli, serve una vasta coalizione di forze europeiste le quali, superando linee di divisione tradizionali fra nazioni e partiti, creino una volonté générale comunitaria alla condizione naturalmente che in tale coalizione siano presenti le volontà decise a riformare ed innovare più che a conservare.
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