L’ex assessore Mariani stroncato da un infarto

di Donatella Tretjak
Un infarto, a casa, ieri pomeriggio. È morto così Andrea Mariani, 50 anni, già assessore alla cultura al Comune di Trieste ed ex presidente della Comunità ebraica. Lascia la moglie e due figli in tenera età, i funerali si svolgeranno domani, alle 14.
Un uomo sempre impegnato, perennemente in viaggio, legatissimo alla famiglia. Impegnato, anche, a osare con le idee, a «rimettere in circolazione il sangue misto di questa città fatta di gruppi troppo settoriali». Lui, triestino di adozione. Figlio di una famiglia ebrea di origini sefardite (originaria della Spagna, spostatasi in nord Africa e da qui in Veneto), un’infanzia trascorsa prima a Firenze e poi a Venezia, la maturità scientifica e una manciata di esami di giurisprudenza alle spalle, Mariani si trasferisce a Monfalcone nel ’97 per seguire l’attività della famiglia (attiva nel commercio di calzature, peraltro anche nella nostra città).
Qualche anno dopo si sposta a Trieste, dove trova una comunità molto attiva («tutto merito del lavoro profuso da chi a vario titolo ci lavora»). Alla fine del 2002 diviene presidente della Comunità ebraica. Vi rimarrà fino al 2011, quando entra nella giunta Cosolini come assessore alla Cultura. E si dimette, pur non essendo le due cariche incompatibili. Un’esperienza breve, durata fino al 13 marzo 2012. Rimetterà il mandato «per ragioni personali». Ma in quest’anno Mariani, che nel suo curriculum annovera anche il ruolo di consigliere della Pallanuoto Trieste, si appassiona: vuole il rilancio culturale della comunità ebraica triestina, vuole tessere un dialogo serrato con le altre comunità religiose e le istituzioni. Senza trascurare le potenzialità economiche di un legame più stretto con la realtà israeliana (era consigliere della Camera di commercio Italia-Israele) né il rapporto con le comunità ebraiche di Slovenia e Croazia. Si dice che mai come sotto la sua presidenza la Comunità abbia organizzato, promosso eventi, conferenze, appuntamenti, concerti in sinagoga. Come la Giornata europea della cultura ebraica, progetto nazionale certo, anzi, europeo. Eppure Trieste mancava, e con lui per la prima volta c’era.
Voleva osare, appunto. Innovare il pensiero recuperando le culture di ieri (austriaca, tedesca, greca, cipriota) con quelle di oggi e domani: serba, nordafricana. Riscoprire e offrire archivi pubblici e privati. Fare, creare cultura assieme a enti, associazioni, gruppi, singoli intellettuali e artisti. «Il mio incarico? Sarà questo: cambiare i codici di comunicazione - diceva. Mettere in luce l’alto valore di Trieste, della sua cultura vissuta, molto più elevata di quella di una Venezia. Il problema sono le barriere. Spesso artificiali. Politiche, etniche? Tra comunità. Gli sloveni. Gli italiani. I serbi. I greci. Gli ebrei. Tutti trattati bene, ma in maniera specifica, senza un discorso generale».
E poi covava un’idea: ricostruire la storia della «Trieste di mare» recuperando archivi e vissuti personali. E c’era ancora un altro sogno, proteggere la Libreria antiquaria Saba, i cui ambienti - tra l’altro - sono in affitto alla Comunità ebraica. «Una priorità cittadina, va messa in sicurezza, e lo dico da assessore». È riuscito a vederla dichiarare “bene di interesse culturale”, “studio d’artista” e in quanto tale tutelata. Sembrava un’impresa. «Bisogna avere un sogno, occorre osare con le idee, anche con quelle che sembrano davvero impossibili» avvertiva. Nel suo primo giorno da assessore aveva dichiarato: «Non sono qui per dare solo risposte, per noi ebrei ogni risposta porta a una successiva domanda, quindi con me comincia soprattutto un viaggio».
La scomparsa improvvisa di Andrea Mariani è un colpo durissimo per la Comunità ebraica giuliana. Per Alessandro Salonichio, il presidente, «Andrea resterà nella storia della nostra Comunità come colui che ha saputo aprire un dialogo costruttivo con la società cittadina e intraprendere la via del confronto con le altre comunità religiose e le diverse componenti del mondo triestino. Mariani - prosegue Salonichio - è stato uno dei protagonisti della vita culturale di Trieste di cui vedeva le immense potenzialità, con lucidità e grande capacità di visione, nell’incontro delle culture e delle appartenenze al di là delle diffidenze e delle intolleranze passate.In questo momento, in cui ci stringiamo alla moglie Laura, ai figli Angelo e Amos e alla famiglia, più che il presidente o l’uomo di cultura nel nostro ricordo c’è l’amico, per tanti di noi un amico d’infanzia, che sempre aveva in serbo l’affetto di un sorriso e la pazienza dell’ascolto».
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