L’ex capo della Polstrada assolto sul caso Autronica

Era il capo della Polstrada triestina, oltre che vicequestore di questa città. Quando fu travolto dal caso Autronica, dapprima indagato e infine imputato, per ragioni di opportunità venne trasferito...

Era il capo della Polstrada triestina, oltre che vicequestore di questa città. Quando fu travolto dal caso Autronica, dapprima indagato e infine imputato, per ragioni di opportunità venne trasferito lontano. Attualmente guida l’Anticrimine di Sassari. Un terremoto umano, per lui e la sua famiglia, legata a Trieste non solo per affetto ma anche per necessità posto che all’epoca un componente frequentava spesso il Burlo per ragioni di salute. Ieri sera Luigi Ponti è uscito a testa alta «dopo sette anni di tribolazioni», come le ha definite lui dopo che i giudici del collegio del Tribunale penale di Foro Ulpiano composto da Filippo Gulotta (presidente), Marco Casavecchia e Paolo Vascotto (a latere) ha sentenziato la sua assoluzione con formula piena dall’accusa di corruzione che ruotava attorno a un presunto giro di auto sotto sequestro e a un altrettanto presunto rapporto privilegiato che lui, in quanto comandante della polizia stradale, avrebbe instaurato a suo tempo con la ditta di recupero mezzi Autronica, destinata a più lavoro e a più introiti in cambio di favori e così via. Con Ponti, difeso dagli avvocati Andrea Frassini e Fiorenzo Storelli, è stato infatti assolto pure l’ex titolare della stessa Autronica Alessandro Russi, che era assistito dall’avvocato Paolo Pacileo e che a sua volta esce così a testa alta da questa lunghissima vicenda giudiziaria.

La sentenza era nell’aria. Due settimane fa d’altronde pure il pm Matteo Tripani aveva chiesto nella sua requisitoria l’assoluzione dei due imputati-chiave, reclamando invece nel contempo la condanna degli altri due uomini, entrambi carabinieri, coinvolti nell’inchiesta prima e nel processo poi, ritenuti implicati in un troncone-bis: l’ex brigadiere Giuseppe Gagliano e il maresciallo Domenico Trenga, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Fabio Campanella e Alessandro Ceresi, sono stati ritenuti colpevoli dal collegio di falso in atto pubblico per soppressione e abuso d’ufficio. Trenga è stato condannato a un anno e due mesi (a fronte di una richiesta del pm di dieci mesi), Gagliano a un anno e mezzo (tanto quanto era stato reclamato dal magistrato d’accusa) perché a lui in particolare erano state contestate anche due ipotesi di accesso abusivo al sistema informatico interforze Sdi. Entrambi i militari dell’Arma possono beneficiare della sospensione condizionale della pena.

«Sono un funzionario dello Stato e normalmente i funzionari dello Stato non si esprimono sulle sentenze - ha commentato in serata Ponti - ma una cosa mi sento di poter dire. Devo riconoscere che il pm, dottor Tripani, si è dimostrato esempio di magistrato dall’altissimo senso della giustizia avendo chiesto l’assoluzione completa. Non serve solo coraggio ma anche grande senso della giustizia. Una giustizia che dunque ha trionfato grazie ai giudici, al pm e ai miei avvocati davanti alle dichiarazioni false prodotte a suo tempo da alcuni testimoni al pm stesso che avevano innescato tutta questa storia. Sono stati sette anni durissimi anche per la mia famiglia, che non auguro a nessuno. Ora è finita».(pi.ra.)

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