L’ex ospedale abbandonato all’incuria

A tre anni dalla chiusura il “gigante” dà segni di cedimento. Soprattutto sul retro l’edificio si sta arrendendo al degrado
Bumbaca Gorizia Ospedali Gorizia San Pietro
Bumbaca Gorizia Ospedali Gorizia San Pietro

di Francesco Fain

La facciata del gigante resiste orgogliosa. Gli schiaffi del vento e la pioggia battente non sembrano averla segnata o danneggiata. Semmai, è in altre parti che si vedono gli effetti dell’abbandono. È lì che si capisce come le infiltrazioni e le intemperie stiano portando l’ex ospedale civile di via Vittorio Veneto ad un repentino invecchiamento. E sono passati appena tre anni dal trasloco nel nuovo San Giovanni di Dio.

Sì, il pregevole stabile a croce di Lorena sta soffrendo. In silenzio. Nonostante l’Azienda sanitaria isontina si stia adoperando per garantirgli un aspetto dignitoso, il degrado avanza, come abbiamo potuto facilmente appurare in un sopralluogo ieri mattina.

Il viaggio

Iniziamo il nostro viaggio alle 9. Il parcheggio è accessibile liberamente: non ci sono portoni chiusi nè transenne che inibiscono l’entrata.

L’atmosfera è irreale: quando l’ospedale era aperto, il posteggio pullulava di auto, vita, movimento. Oggi (è sabato) sono parcheggiate in ordine sparso sei vetture dell’Azienda sanitaria e non c’è anima viva. Il silenzio regna sovrano. Il trasferimento nelle palazzine laterali del dipartimento di prevenzione e del distretto sanitario alto isontino ha avuto, quantomeno, un merito: la parte terminale di via Vittorio Veneto, quella a ridosso del confine, stava risentendo gravemente del trasferimento dell’ospedale. Con il recupero delle due palazzine laterali si è avviato un processo di restituzione alle funzioni urbane di un’area della città che rischiava l’abbandono.

Ma concentriamoci sull’edificio, la cui costruzione iniziò negli anni Trenta. La facciata viene mantenuta in ordine. La pulizia regna sovrana e non ci sono erbacce o arbusti. Alzando lo sguardo non si può non notare lo stato in cui versano le tapparelle: alcune stanno cedendo, il colore è ormai scomparso e hanno una tonalità molto triste. I vetri sembrano tutti intatti: evidentemente i frequenti giri notturni che effettuano i vigilantes hanno tenuto lontani i malintenzionati. Non ci sono segni di effrazione.

Il gigante soffre sull’ala destra. Lo squarcio che si era formato negli anni passati si è ingrandito: l’intonaco è crollato e pezzi di cemento sono finiti sul marciapiede sottostante. Per fortuna, essendo l’ospedale in disuso, non c’è un passaggio di persone in quella zona e i rischi sono ridotti allo zero.

Il retro

Ma il degrado, quello vero, è dietro l’angolo. Sì, basta circumnavigare l’ospedale e imboccare via Toscolano (dove c’era l’altro parcheggio oltre all’obitorio) per trovarsi di fronte la tristezza dell’abbandono. E a simboleggiarla interviene la ruggine. Lì tutto è arrugginito: il vecchio portone, i cartelli stradali, le indicazioni, persino i pali. Una possente catena (l’unica non arrugginita) tiene chiuso il cancello ma chi volesse entrare nell’area del vecchio ospedale non deve fare una grande fatica. A destra, la rete della recintazione è abbassata. No, non serve essere Sara Simeoni per oltrepassarla con un banale salto. Noi non lo facciamo ma è chiaro che qualcuno l’ha fatto.

In lontananza svetta il gigante. È sul retro dell’ex ospedale civile che si vede come il tempo abbia irrimediabilmente segnato l’edificio. I muri sono inumiditi e ammuffiti e le tapparelle sembra debbano schiantarsi al suolo da un momento all’altro. Le erbacce, poi, la fanno da padrone.

Al confine con la sede stradale c’è una struttura bassa: forse, un tempo, serviva a ricoverare le biciclette. Oggi i varchi sono chiusi con una rustica rete (chiaramente arrugginita) e, dentro, si vedono decine e decine di infissi forse dell’ex Civile o forse di qualche altra vecchia struttura sanitaria.

Sì, il gigante sta sofferendo anche se la facciata continua a stagliarsi orgogliosa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo