L’ex primario Pignata “resiste” in Appello contro il licenziamento

Torna a far parlare di sé il medico che guidava la Chirurgia sotto accusa per “accanimento” nella tecnica laparoscopica
Altran Mf,S.Polo-sala operatoria
Altran Mf,S.Polo-sala operatoria

Accanimento nella tecnica chirurgica laparoscopica, una vera e propria iperattività, recidive dei pazienti e tassi di mortalità superiori alle medie. Erano state queste, in sintesi, le motivazioni alla base del licenziamento “per giusta causa” del dottor Giusto Pignata, ex primario della Chirurgia dell’Ospedale di Monfalcone, i vertici dell’Azienda sanitaria diversi anni fa (l’epilogo della vicenda c’è stato tra 2007 e 2008) non avevano avuto dubbi dopo aver valutato le carte esaminate dalle varie commissioni e in particolare quella regionale (sui tassi di mortalità) sul caso di Monfalcone che aveva registrato, allora un vero fuggi-fuggi di pazienti verso altri centri sanitari.

Dopo tanti anni la vicenda sembrava terminata, non era balzata nemmeno agli onori della cronaca la notizia che lo stesso dottor Pignata, verso la fine del 2010, aveva fatto ricorso contro la decisione dell’Azienda e che nel 2012 lo stesso giudice del lavoro lo aveva rigettato. Ma il medico chirurgo non si dà per vinto e propone nuovamente un ricorso, stavolta alla Corte d’Appello di Trieste.

La notizia è emersa dalla stessa Azienda sanitaria Isontina che recentemente è stata costretta a deliberare una nuova azione legale per opporsi al nuovo ricorso del medico che contesta il licenziamento e che chiede anche fino a 900mila euro di risarcimento per il danno patito.

L’udienza è fissata per ora al 7 di novembre e in quell’occasione si riaccenderanno nuovamente i riflettori su una vicenda che ha fatto parlare a lungo Monfalcone. E questo da quando Giusto Pignata aveva fatto della tecnica laparoscopica, per gli interventi chirurgici, un vero e proprio cavallo di battaglia fino a trasformarla, queste le accuse dell’Azienda, in vero e proprio “accanimento” terapeutico. E i problemi erano iniziati nel 2006 quando c’era stata la verifica periodica nei confronti di Pignata che era primario. La commissione di esperti infatti aveva espresso una valutazione negativa. Pignata aveva impugnato la decisione accusando l’azienda di aver costituito una commissione illecita non composta tutta da chirurghi. C’era infatti un’anestesista e Pignata ha visto accogliere il ricorso. A quel punto l’Azienda ha dovuto costituire una seconda commissione, stavolta regolare e tutta di chirurghi da fuori regione. Ma dopo un anno di valutazione la commissione non aveva ancora espresso la sua valutazione e, colpo di scena, l’annuncio improvvido di un politico che aveva ipotizzato sul giornale l’arrivo di una nuova bocciatura nei confronti di Pignata, ha costretto tutti i commissari a rassegnare le dimissioni.

Sul caso già infuocavano le polemiche dopo la notizia della Commissione regionale che aveva certificato un tasso di mortalità dei pazienti superiore alla norma, la vicenda era poi diventata un “tormentone” monfalconese e a questo punto gli stessi vertici dell’Azienda sanitaria hanno voluto vederci chiaro. Sono stati raccolti tutti i documenti, la direzione li ha esaminati e, considerando fondati i sospetti, assistita dall’apposita commissione regionale, ha deciso il recesso dal posto di lavoro di Pignatta. Un licenziamento per giusta causa contestato da Pignata davanti al giudice del lavoro che però ha respinto il ricorso. Una sentenza che Pignata però non accetta e per questo andrà davanti al giudice della Corte d’Appello. (g.g)

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