Lezioni di storia al Verdi, Vanoli porta la platea in viaggio fra i dubbi su Cristoforo Colombo

TRIESTE L’ultimo porto del viaggio di Cristoforo Colombo è l’immagine di una statua vandalizzata a Providence, Rhode Island, durante il Columbus Day dell’ottobre 2019. La vernice rossa cola come il sangue dei nativi americani dalle vesti dell’esploratore ligure. Ai suoi piedi una scritta a caratteri cubitali: “Stop Celebrating Genocide”.
Meno di un anno dopo George Floyd sarà ammazzato dalla polizia di Minneapolis durante un arresto e così l’ennesima morte iniqua e violenta di uomo afroamericano farà divampare il fuoco della rabbia di una componente oppressa e razzializzata della popolazione a stelle e strisce.
Al grido di “Black Lives Matter” attivisti afro bruceranno le strade d’America, mettendo infine al rogo “Columbus” e tutta l’iconografia colonialista. Su Twitter, pardon X, diremmo che «Cristoforo Colombo è stato cancellato».

La Lezione di Storia di Alessandro Vanoli, storico, scrittore ed esperto di storia mediterranea – incontro inscritto nel ciclo “La forza delle Idee”, ideato da Editori Laterza, promosso dal Comune di Trieste, con il contributo della Fondazione CRTrieste e il sostegno di Trieste Trasporti, media partner Il Piccolo – comincia proprio dal “character assassination” dell’esploratore per eccellenza e dall’immagine, proiettata domenica mattina in un affollato Teatro Verdi, della sua statua devastata.
È un Colombo di pietra quello oggi condannato alla damnatio memoriae ma fino a non molti anni fa celebrato dagli yankee come un “papà” simbolo di patriottismo e da noi al di qua dell’oceano come icona dell’indomito coraggio italiano.
E dunque meritevole di statua, almeno fino alla decolonizzazione e alla rilettura storica dei suoi tratti più controversi. Esploratore? Arrivista? Ossessionato dall’oro e dal potere? Schiavista senza scrupoli? Scoprì l’America, o la condannò? Trascorsi cinque secoli, che senso ha ancora per noi Colombo?
È per primo lo stesso esploratore a raccontarci la sua vicenda attraverso mappamondi di isole inventate e riletture di carte dello storico Vanoli, domenica introdotto dalla giornalista Elisabetta d’Erme: le attese, gli studi, i viaggi, le scoperte, i trionfi e la sfida di quel «mondo lontano e incomprensibile» che, dopo settimane di navigazione, il 12 ottobre 1492 si rivelò infine agli occhi di Colombo, e poi ai nostri. «Il sogno di Cristoforo Colombo poggiava solidamente su una storia secolare e sull’autorità degli antichi», racconta Vanoli: «Ma in quella grande avventura verso uno spazio nuovo si celava anche un non previsto stravolgimento del tempo e dell’idea del futuro».
La Storia aveva così assegnato a Colombo – prima che questi calasse l’ancora, facesse razzia di oro, pappagalli e schiavi, tornasse indietro rivendicando potere e grazia, e fosse, secoli dopo, «cancellato» – il primo sguardo sul Nuovo Mondo nella forma di un punto luminoso che appariva e spariva: un “vanishing point”, punto di fuga verso la modernità. Era l’America e tutto quello che ne sarebbe venuto.
Il prossimo appuntamento
La prossima lettura – e rilettura – della storia si terrà sul palco del Verdi domenica 28 gennaio alle 11. Guido Barbujani, docente di Genetica all’Università di Ferrara, disaminerà lo spinoso tema del concetto di razza, di cui il medico antropologo Cesare Lombroso fu convinto sostenitore: un’impostazione determinista oggi del tutto inadeguata a descrivere la diversità umana, come la scienza e la Storia hanno dimostrato. —
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