«L’ho vista con l’amante e ho perso la testa»

«Sono partito dalla Serbia con la mia Ford Mondeo, arrivando a Trieste verso mezzanotte del 24 aprile. Subito sono andato nella casa di via del Roncheto. Ho aperto il cancello del giardino con le chiavi che avevo con me. Poi sono entrato in casa e la porta, che senza volere ho sbattuto facendo rumore, non era chiusa a chiave». Questo aveva dichiarato Drago Kostic al pm Matteo Tripani e ai poliziotti della Mobile nel primo interrogatorio riguardo il suo blitz nella casa di via del Roncheto che si era concluso con il terribile omicidio.
Poi aveva aggiunto: «Ho sentito il rumore di una finestra che si apriva. Sono andato verso la mia camera e ho visto l’ombra di un uomo che si stava allontanando. Ho chiesto spiegazioni e Slavica mi ha risposto che non mi doveva interessare quello che faceva».
Drago aveva chiaramente spiegato agli inquirenti che le parole della ex gli avevano fatto montare la rabbia. Si legge nel verbale dell’interrogatorio: «Mi sono arrabbiato e sono uscito in giardino. Ho preso un filo elettrico dal magazzino e sono rientrato subito. Slavica era nuda a letto. Le ho avvolto il filo elettrico attorno al collo. L'altro capo l'avevo collegato a una presa».
Aveva aggiunto: «Lei è svenuta quasi subito dopo aver tentato una minima reazione. Sul collo di Slavica sono rimasti dei segni di bruciatura. Ho caricato il corpo sulle spalle e l’ho sistemato nel baule della Mondeo». Poi la fuga: «Sono andato verso la zona di Monrupino che conosco bene. Ho scaricato il corpo di Slavica in una discarica di materiale edile che si trova in Slovenia, subito dopo il confine».
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