L’Ibis sacro e il Gruccione danno spettacolo alla Cona

La stagione calda offre scenari di grande effetto alla Riserva che ospita anche numerose altre specie di volatili. Tanti gli appassionati, anche da oltreconfine

STARANZANO. La Cona dà spettacolo con l’Ibis sacro e Gruccioni, presenze molto apprezzate dagli estimatori che in questo periodo hanno la possibilità di ammirare anche una grande quantità di altri uccelli che a affollano la Riserva naturale. Il primo vive nell’Africa subsahariana, in Iraq e anticamente in Egitto, paese in cui adesso è praticamente quasi estinto e dov’era venerato come simbolo del dio Thot. Il secondo sembra aver trovato nella Riserva Foce Isonzo il luogo ideale per la riproduzione, bellissimo e multicolore pennuto di piccole dimensioni e predatore di insetti, ma anche i gruccioni possono venir predati da rapaci come il gheppio e lo sparviere.

Fabio Perco, direttore scientifico della Cona, annota che ci sono almeno 30 coppie che nidificano. Un record se si considera che fino a pochi anni fa questo volatile era molto raro, presente solo con qualche esemplare, invece oggi sono diventati ospiti regolari. Comunque catturano subito i visitatori perché sono belli, molto colorati e molto amati. «Quest’anno – afferma Perco – abbiamo un buon numero di “gruccioni”, ma cerchiamo di non farli aumentare eccessivamente perché mangiano moltissimi insetti tra cui le libellule, animali molto vistosi e decorativi e fanno parte dell’ecosistema. In passato abbiamo avuto qualche protesta da parte degli amanti delle libellule e per questo motivo sulla collina artificiale appositamente predisposta per la nidificazione, è stata preparata solo per metà. Comunque è uno spettacolo unico, notevole, indescrivibile – aggiunge – tipico di questi mesi caldi. Questi uccelli vengono dall’Africa, dove passano l’inverno, di solito arrivano in maggio ma si trattengono per tutto il periodo delle riproduzione che va avanti in luglio e parzialmente anche in agosto. Ai primi di settembre poi ripartono per andare verso sud e tornano l’anno successivo». C’è molta gente che viene da tutte le parti e da oltre confine per immortalarli. Arrivano anche fotografi.

«Abbiamo dovuto mettere un capanno solo a disposizione di questi fotografi a pagamento e con prenotazione – sottolinea Perco – altrimenti si creava una ressa e si disturbavano a vicenda com’è successo più di qualche volta. Con la prenotazione ognuno se ne sta tranquillo e con pazienza scatta quello che gli serve». Un interesse che ha catturato anche una giovane ricercatrice di San Canzian, Elisa Seffin, che di recente ha presentato all’Università di Udine una singolare tesi di laurea sulla presenza del “gruccione” nella Riserva. In questo mese, ricorda Perco, è possibile osservare, inoltre, migliaia di esemplari di uccelli, perché c’è un passaparola silenzioso fra loro “che si sta bene, l’ospitalità è buona per cui arriva una grande varietà di specie ciascuna rappresentata magari non da tantissimi soggetti”. D’inverno, invece, c’è la tendenza a vedere specie più numerose come le oche, le anatre, per cui questo è un periodo che nonostante la calura sembra meno attrattivo, ma per uno che sa guardare le cose è molto divertente. «In questo periodo – precisa Perco – abbiamo anche animali che preferiscono muoversi di notte e non sono facilmente visibili in altre zone. Inoltre c’è grande abbondanza di cinghiali, si parla svariate decine che girano soprattutto di sera. La varietà delle specie osservate è divertente, non c’è monotonia, per chi s’appassiona è un piacere. La natura è bella perché è varia».

Le foto dell’Ibis davanti all’osservatorio della Marinetta e dei cinghiali all’osservatorio Biancospino sono di Fabian Turel, gli scatti dei “gruccioni” sono di Adriano Sgubin, dopo ore e ore di appostamento. Tutte scattate il 4 giugno.

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