Libretto sui piatti della tradizione gradese

Quante volte è stato scritto che la gastronomia è uno degli aspetti importanti per la scelta di una vacanza. Un turista che torna a casa e che parla con gli amici del luogo di vacanza, di quanto ha...

Quante volte è stato scritto che la gastronomia è uno degli aspetti importanti per la scelta di una vacanza. Un turista che torna a casa e che parla con gli amici del luogo di vacanza, di quanto ha trovato e che si entusiasma a raccontare delle golosità che ha potuto assaporare, non può che fare promozione utilizzando quel veicolo assolutamente importante che è il “passaparola”.

Sotto questo punto di vista Grado è indubbiamente privilegiata sia per l’alta professionalità del personale che si dedica alla ristorazione, sia per la varietà di pietanze a disposizione.

Certo, ci sono varie opportunità, ma la possibilità di degustare le pietanze di un passato nemmeno tanto lontano che sono state rispolverate e in qualche caso rielaborate, non manca di apprezzamenti. Indubbiamente non tutte le pietanze del passato vengono proposte nei diversi ristoranti dell’Isola ma non mancano specialità, tanto per fare un esempio, come le “sardele in savor”, l’“insalata de caruse” (le lumache di mare) o il “boreto de sepe”, di rombo, volpina o “canoce”.

Queste e altre ricette della tradizione gradese vengono oggi riproposte in un libretto di sole 28 pagine, “Cose (gradesi) da mangiare”, edito dall’Istituto di storia sociale e religiosa di Gorizia, a cura del gradese Cristiano Meneghel. Nel libretto si parla degli odori e dei sapori di piatti tradizionali che accompagnano in un viaggio a ritroso nel tempo dove si possono “reincontrare” gli avi, i nonni, i genitori intenti a preparare i cibi riuniti attorno al “fugher” o “a una tavola dove la povertà del cibo era compensata dalla ricchezza dell’antica unione familiare”. Nel piccolo volume curato da Cristiano Meneghel – corredato da immagini moderne di Sonia Medvedk e storiche dell’archivio Marocco - si trovano così ricette come la “mesta”, lo “stocafis co’ le sevole”, il “risoto de corela” (polmone di manzo), la “menestra de patate”, la “mesta”, i “fasioi in balota e polenta ‘nbrostolagia”, le “patate in boreto” e persino il dolce, il “patacheo”, a base di zucchero, olio, pinoli e mandorle.(an.bo.)

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