Lifting allo scarabeo del cuore “protettore” di una mummia

TRIESTE. Le ali aperte come fosse pronto a spiccare il volo nell’aldilà, lo scarabeo piumato era adagiato sopra le bende della mummia, sul petto, a protezione del cuore di Cia-an-Khonsu, forse un dignitario vissuto nel III secolo a.C., durante il periodo Tolemaico seguito alla conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. Fu realizzato in un materiale simile alla cartapesta, sovrapponendo strati di papiro e tessuti uniti da gesso, ed è dipinto di blu, con le ali rosse e le piume blu scuro. Le zampe anteriori reggono il disco solare del mattino, di colore rosso, mentre le zampe posteriori racchiudono l’anello shen, simbolo di eternità. I contorni delle piume e i dettagli del corpo dello scarabeo sono evidenziati da una sottile linea costituita da piccoli rettangoli allungati di foglia d’oro applicati uno dopo l’altro. Sulla parte inferiore, quella a contatto con le bende della mummia, un testo scritto con il calamo in inchiostro nero riporta una serie di nomi di antiche divinità.
È lo «scarabeo del cuore», com’è stato battezzato, è uno degli oggetti più preziosi fra gli oltre mille della Collezione egizia del civico Museo di Storia e Arte di Trieste, ed è stato appena restaurato dalla ditta Nicola Restauri di Torino e Aramango (Asti), specializzata negli interventi sui materiali dell’antico Egitto, grazie al finanziamento del progetto “Rotary per la Regione” e con il contributo del Rotary Club Trieste Nord, in collaborazione con il Centro egittologico “Claudia Dolzani” di Trieste. L’esito del restauro sarà presentato oggi, alle 11 al Museo di Storia ed arte di via Cattedrale 1, dal direttore dei civici Musei di Storia ed arte Maria Masau Dan.
Conservato per anni nei magazzini del museo, lo scarabeo del cuore è un “unicum”, come sottolinea la stessa Masau Dan, in particolare perché riporta un testo redatto in scrittura ieratica, «una grafia corsiva sempre esistita in Egitto in parallelo con la scrittura monumentale dei geroglifici». La lettura del testo, irrimediabilmente compromesso in alcuni punti nonostante il restauro, è stata curata da Franco Crevatin dell’Università di Trieste. Lo scarabeo del cuore, nota ancora Maria Masau Dan, «è l’unico pezzo in scrittura ieratica della collezione egizia di Trieste, accanto ai molti in geroglifico incisi su stele e sarcofagi lignei e su mole statuine», e sarà subito esposto al pubblico nel museo (tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 17).
La presentazione del prezioso scarabeo restaurato è l’occasione per riaccendere i riflettori sull’esposizione egittologica di Trieste, l’unica in regione e la seconda più importante di tutto il Nord Est dopo quella di Padova, e tra le migliori collezioni nazionali di media grandezza dopo quelle di Torino, Firenze, Milano e Bologna. È una raccolta che rimanda agli intensi rapporti mercantili e finanziari fra Trieste e l’Egitto iniziati a partire dal XVIII e XIX secolo, quando, sulla scorta del fiorire di studi in tutta Europa seguiti alla scoperta della Stele di Rosetta nel 1799, la nascita della moderna egittologia scatenò eserciti di collezionisti. Grazie a esploratori e studiosi come Richard Francis Burton e a commercianti come Ciriaco e Attanasio Vardacca, arrivarono a più riprese a Trieste oltre mille reperti di piccole e grandi dimensioni accanto a mummie umane e animali. La collezione fu in seguito valorizzata dagli studi di Claudia Dolzani (1911-1997) docente di egittologia all’Università di Trieste, mentre dal 2000 l’intera raccolta ha trovato nuova sistemazione nella grande sala egizia al pianterreno del museo di via Cattedrale, dedicata alla memoria della studiosa triestina, a cui è intitolato anche il Centro culturale egittologico. Nel 2004 sono state inaugurate, con il finanziamento della famiglia Costantinides, due nuove sale.
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