L’imbarazzo dei capi dei “furbetti”

Da una parte la linea garantista, peraltro prevedibile specie all’interno della pubblica amministrazione. Dall’altra la necessità di difendere il buon nome di un mondo - quello degli operatori dello Stato e degli enti locali - agli occhi della collettività. Ma l’accusa di truffa e falso ideologico che coinvolge cinque poliziotti della Squadra nautica della Questura che avrebbero truccato i report fingendo controlli in mare e l'indagine, altrettanto eclatante, su cinque dipendenti della Motorizzazione civile di via Mazzini pizzicati a spasso per la città durante l'orario di lavoro, ha un unico comune denominatore: l'imbarazzo. L'imbarazzo di staff, dirigenti e vertici di due istituzioni che si trovano a gestire la patata bollente di (presunti) fannulloni e imbroglioni.
Le due istituzioni, stavolta, sono la Polizia e la Regione. Che fare? Come comportarsi con i “furbetti”? Quali provvedimenti prendere? È legittimo avviare sanzioni disciplinari? Anche prima che l'iter giudiziario sia arrivato a sentenza? Dalla Questura non hanno dubbi: non si fa niente, fintanto che la vicenda non sarà chiusa in tribunale. I cinque agenti restano regolarmente in servizio. Anche di fronte alle prove, evidentemente forti, che il pm Federico Frezza avrebbe in mano: i video delle telecamere che accerterebbero i pattugliamenti gonfiati dei cinque poliziotti. Anziché perlustrare il mare, come documentato nelle relazioni di servizio, se ne stavano a terra. Aggiungevano ore nei rapporti di servizio. Così, almeno, secondo gli inquirenti.
Cosa accadrà? Per ora nulla. Se c'è un procedimento penale in corso, riferiscono dai piani altri della Questura, non si può fare alcunché. Nessun provvedimento disciplinare interno, dunque, perché l'iter giudiziario “sospende” qualsiasi atto a riguardo. Solo alla fine, eventualmente, si stabilirà quale strada imboccare. Sempre che l'accusa venga effettivamente dimostrata. Vale - viene fatto notare - il “principio generale” dell'ordinamento: un procedimento penale “congela” qualsiasi provvedimento interno, tanto negli enti pubblici, quanto nelle società private. Nessuno è passibile di licenziamento, precisano ancora dalla Questura, se prima non viene appurato il reato. Ciò significa che i cinque poliziotti proseguono regolarmente il proprio servizio. La sospensione scatta soltanto dinnanzi a un arresto.
Cosa ne sarà, invece, dei cinque impiegati della Motorizzazione civile che anziché stare dietro a una scrivania andavano in pescheria, a fare la spesa o al cimitero? Il settore, in capo alla Provincia fino al primo luglio dell'anno scorso, è ora di competenza della Regione. L'assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin chiarisce: «Naturalmente attendiamo l'esito giudiziario - premette -. Detto questo, va ricordato che a questa amministrazione sta molto a cuore l'immagine nei confronti dei cittadini. Quindi avvieremo degli accertamenti interni per capire cosa è accaduto. Perché comportamenti del genere, se confermati, sono naturalmente inaccettabili. Prima di parlare di “licenziamento” o altri interventi disciplinari, al momento possiamo dire che la Regione si impegnerà in ogni modo per tutelare il buon nome dell’ente. Perché - conclude l’esponente della giunta Serracchiani - i cittadini devono potersi fidare dell’istituzione, dei servizi e dei dipendenti che vi lavorano. Devono credere, come effettivamente è, che l’amministrazione è luogo di competenza. Su questo non ci devono essere dubbi. Fatti del genere ci danneggiano. Ma, ribadisco, prima di dire qualunque cosa è indispensabile compiere tutte le verifiche amministrative del caso. Poi - conclude Panontin - prenderemo le nostre decisioni». (g.s.)
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