L’imprenditore Manganelli: «Ho la coscienza a posto»

L’inventore dell’azienda vuole leggere a fondo i documenti prima di sbilanciarsi: «Ho fatto il meglio che potevo»
Bumbaca Gorizia 23.04.2012 Straccis dibattito candidati - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 23.04.2012 Straccis dibattito candidati - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«In tutta la mia vita e la mia carriera ho sempre cercato di fare il meglio che potevo. Può darsi che questo non sia sufficiente, ma ho la coscienza a posto». Il giorno dopo la notizia del fallimento della sua “Sweet” Fabrizio Manganelli preferisce non entrare nello specifico del fallimento ma si lascia andare ugualmente a qualche riflessione di carattere generale. «Sul fallimento dell'azienda, in questo momento, mi verrebbe da dire un “no comment” - dice Manganelli -. Non tanto perchè io non voglia parlare, ma piuttosto perchè non ho ancora letto in modo esaustivo tutte le carte ed i documenti, e dunque non posso dire di aver capito a fondo la vicenda. Del resto, sono cose da commercialisti, tecnici ed avvocati, ed io invece faccio il cioccolato. È quel che ho sempre fatto e saputo fare». Manganelli non vuol accusare nessuno, per quel che è successo, anche se tiene a sottolineare di aver sempre agito in buona fede, non contro l'azienda o le persone. «Non metto in dubbio l'operato dei giudici o dei commissari, o la loro decisione – dice Manganelli -. In fondo i giudici applicano le leggi, e se magari qualche legge non è del tutto corretta o andrebbe rivista, questa non è certo colpa loro. Aspetto di capire, di sapere, di comprendere meglio tutta la situazione, poi, eventualmente, ne potrò parlare a ragion veduta. Voglio essere estremamente chiaro ed onesto: in tutta la vita ho sempre fatto il meglio che potevo, e lo stesso vale per la Sweet». Un pensiero l'imprenditore lo riserva anche ai suoi dipendenti, che ora, al suo pari, vivono momenti di grande apprensione. «A loro posso dire che, secondo me, con le competenze e la preparazione che hanno acquisito in questi anni alla Sweet, sono in grado di trovare altri lavori – dice Manganelli -. Hanno un livello di capacità che è difficile trovare oggi sul mercato del lavoro, almeno nel nostro territorio, e che li mette, teoricamente, in posizione di vantaggio su altri. Per questo li invito a credere in loro stessi e non lasciarsi prendere dallo sconforto, come sto cercando di fare io in questo momento». Alle vicende, delicatissime, della Sweet, ed alle sue ricadute occupazionali, si intrecciano anche quelle, meno pesanti, di una delle più importanti realtà sportive goriziane. Nei giorni scorsi si era sparsa la voce di un ritorno di Manganelli alla presidenza della Pro Gorizia. Voci che ora l'imprenditore mette a tacere. «Credo che il presidente Bressan ed il direttore sportivo Moretti, che io stesso avevo indicato, siano gli uomini giusti per la Pro Gorizia, e finchè ci saranno loro la società non avrà problemi – dice -, anche se è chiaro che la squadra ha bisogno di maggiore partecipazione e attenzione collettiva. Sono persone capaci e in gamba, io non ho intenzione di tornare alla presidenza della Pro Gorizia». (m.b.)

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