Lina da 100 anni a Gravo vecia tra storia, dialetti e proverbi

Grande festa per il traguardo di Bartolomea Fumolo che raggiunge il secolo d’età Longo, pronipote e sacerdote, in un libro descrive la sua vita e della comunità



Una grande festa per il traguardo dei 100 anni e come regalo, la stampa di un libro che non sarà messo in commercio, ma sarà presentato pubblicamente. A compiere i cent’anni oggi, primo novembre, è Bartolomea Fumolo, Lina Strola, conosciuta da tutti come zia Lina. Nata nella casa di famiglia di Campiello della Scala, in centro storico, continua ad abitare lì, un secolo di vita trascorso in Gravo vecia.

La vita di Bartolomea Fumolo si è svolta in semplicità, lavorando negli stabilimenti conservieri dell’Arrigoni e della Safica, cantando nel coro della basilica per alcuni anni, aderendo all’Azione cattolica e all’Apostolato della preghiera. Nel 1956 sposò il rovignese Antonio Gambel, morto 13 anni fa. In 100 anni non ha mai subito un ricovero, ogni giorno la messa e il rosario, prima in Chiesa, ora in televisione. A festeggiarla oggi ci sono soprattutto i pronipoti. Iniziamo con don Giorgio Longo che è parroco di alcune cittadine della Bassa friulana come Crauglio e Visco. Poi c’è Maurizio, dipendente comunale e referente del Sag il sindacato autonomo gradese affiliato alla Uil; infine Mario, pure lui dipendente comunale.

Dalla memoria ferrea e inossidabile zia Lina continua a raccontare storie e proverbi antichi, grazie ai quali il nipote don Giorgio Longo ha scritto il libro a lei dedicato. Oggi, dunque, grande festa a casa di zia Lina mentre la presentazione pubblica del libro scritto da Giorgio Longo Grado: saggezza di una comunità (proverbi, canti, storie, curiosità e raccomandazioni: tradizioni familiari, religiose e paesane dal vissuto quotidiano di un popolo) è prevista per il 12 novembre alle 17. 30 nella sala della Biblioteca. Interverranno l’autore, don Giorgio Longo e Cristiano Meneghel che illustrerà in sintesi le varie parti del volume che è edito dall’autore e dal fratello Maurizio con dedica per la zia Bartolomea Fumolo. Molte le immagini sia della famiglia della centenaria e anche, in generale, di Grado.

E come novità l’apertura del libro, prima della presentazione, il Te Deum ma in dialetto gradese, l’inno di ringraziamento (per l’ultimo giorno dell’anno, per la Madonna di Barbana, un giubileo, un evento gioioso, un inno che si può anche cantare con la melodia patriarchina gradese). «La vita quotidiana a Grado nei secoli scorsi – precisa l’autore –, si svolgeva tra strada e casa, tra piàsse e càneve, tra canisèle e balaùri; la piazza era la vera casa comune dove ci si ritrovava per armare le reti, fare la calza, arrostire il pesce, ma soprattutto per chiacchierare. La strada era il luogo dove si intrecciavano relazioni e ci si scambiava le idee». Longo ha inserito nel libro (oltre 250 pagine): un migliaio abbondante di voci dialettali. Ci sono poi i testi delle canzoni gradesi di Piero Canaro, i soprannomi delle famiglie gradesi con l’origine e le curiosità; un capitolo è dedicato a monsignor Silvano Fain e anche i “comò usai a Gravo” ovvero i “come” usati nel linguaggio gradese. —



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