Lino Guglielmucci, il professore e l’avvocato

Era uno dei maggiori esperti nazionali di Diritto fallimentare. Peroni: uomo di stoffa rara

«Della buona vita si contano i giorni, ma il buon nome dura in eterno». L’epigrafe del necrologio di Lino Guglielmucci, nato a Trieste nel 1924, fotografa una vita. Laureatosi nell'Ateneo triestino era entrato giovanissimo in magistratura e vi era rimasto per vent'anni. Aveva però continuato a mantenere uno stretto legame col mondo accademico, approfondendo lo studio del diritto fallimentare, materia nella quale sarebbe divenuto uno dei maggiori esperti del Paese. Ancora magistrato, nel 1967 aveva conseguito la libera docenza in diritto commerciale e dal 1969 era stato incaricato dell’insegnamento del diritto commerciale nella Facoltà di Economia e commercio dell’Università cittadina, per poi passare - dopo aver vinto il concorso a cattedre - all’Università Ca’ Foscari di Venezia; era infine tornato a Trieste, dove ha insegnato diritto fallimentare fino al pensionamento. Ha lasciato oltre un centinaio di pubblicazioni, fra le quali numerose monografie: il suo manuale di diritto fallimentare è stato per diversi anni fra i più adottati nelle Università italiane ed è ancor oggi considerato un punto di riferimento anche per magistrati e avvocati. Il professor Guglielmucci, convinto assertore dell'esigenza di conoscere anche gli ordinamenti a noi più prossimi, aveva curato la pubblicazione della traduzione italiana della legge fallimentare tedesca, della quale era un fine conoscitore. Ha fatto parte della Commissione per la riforma della legge fallimentare, istituita dal ministero della Giustizia nel 2002.

Lasciata nei primi anni '80 la magistratura, Guglielmucci aveva intrapreso con successo, accanto all'attività accademica, l'attività di avvocato, assumendo anche la curatela di alcune fra le più importanti procedure fallimentari aperte dal Tribunale di Trieste, come il crack Fintur. Ha smesso di insegnare, per raggiunti limiti di età, nel novembre 2009. «Sono stato assieme a lui allievo del professore Angelo De Martini - ricorda Giampaolo de Ferra, classe 1929 -. A Trieste mi ha sostituito nella cattedra di Diritto fallimentare quando io sono passato a Diritto commerciale. Come avvocati si siamo trovati spesso a confrontarci su posizioni contrapposte. Ma sempre da amici». Il rettore Francesco Peroni l’ha conosciuto nel 1992 al suo arrivo a Trieste: «Si notava per la sua signorilità. Era un grande studioso ed era amatissimo degli studenti. Era pure un avvocato di fama. Un uomo di stoffa rara che sapeva gestire con grande equilibrio entrambi i ruoli». Un professore e maestro di vita. «Era capace di trasmettere gli insegnamenti con disarmante semplicità, senza far mai pesare la sua sconfinata preparazione - ricorda l’avvocato Enrico Bran, suo allievo e oggi docente di Diritto commerciale -. Aveva la rara dote di unire il rigore morale e culturale alla bonomia del carattere: sapeva essere ironico senza mai indulgere al sarcasmo. Riservato per carattere, non mancava di generosa sollecitudine verso chi sapeva essere in difficoltà».

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