«L’Isontino va separato dalla Bassa friulana»

Si rafforza il fronte-sanità al traino dei Comuni di centrodestra Monfalcone e Gorizia. Lo schieramento chiede la scissione dell’Isontino dalla Bassa Friulana dall’attuale perimetro dell’Azienda sanitaria 2. Il bersaglio è la riforma targata Serracchiani, Telesca e Bolzonello, all’indomani dell’approvazione del Piano attuativo locale (Pal) 2018, contro il quale hanno votato 16 sindaci rappresentativi di 126 mila cittadini. E i voti favorevoli marcati a centrosinistra, «o meglio del Pd», come ha detto l’assessore monfalconese Sebastiano Callari. Grado ha scelto l’astensione. Incontro, ieri nell’ambito della conferenza stampa, improntato a quella che l’ex sindaco di Gorizia e attuale candidato alle regionali, Ettore Romoli, ha definito la «controriforma». Dal «baricentrico» Comune di Fogliano Redipuglia è partita la “grande guerra” ad una legge regionale che in questi ultimi anni ha lasciato sull’Isontino le macerie di un «terremoto». Il messaggio lanciato è chiaro: il “no” al Pal 2018 rappresenta una consegna di “riconversione” della sanità isontina al futuro presidente della Regione. Massimo Fedriga, per il quale lo stesso Romoli ha parlato di «elezione sicura». I rappresentanti dei sei Comuni erano schierati: con Antonio Calligaris e il suo vice facente funzioni di sindaco Daniele Dreossi, il primo cittadino Anna Maria Cisint e l’assessore a Sanità e Politiche sociali, nonché presidente dell’Assemblea dei sindaci del mandamento, Sebastiano Callari, il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, assieme all’assessore al Welfare e presidente della Commissione ristretta della Sanità, Silvana Romano, e Romoli, il vicesindaco e assessore al Welfare di Cormons, Antonella Fazi, il vicesindaco di Dolegna, Enzo Giardin, la consigliere di San Pier, Anna Benfatto, e l’assessore di Ronchi dei Legionari, Marta Bonessi. La voce del centrodestra che rinsalda e allarga i rapporti.
Sta di fatto che le rivendicazioni minano le fondamenta della riforma. Su tutto dunque la ridefinizione del perimetro aziendale poiché «l’Isontino non ha nulla in comune con il Basso Friuli». Quindi il peso specifico dei sindaci nell’ambito delle scelte in ordine alla sanità attraverso una capacità di voto vincolante, non più consultiva. E ancora la valorizzazione degli ospedali e della rete territoriale, a fronte di una gestione separata, perché «deve finire il gioco delle tre carte» con le risorse economiche aziendali. La “mission” punta anche sui tagli dei posti letto, sui Pronto soccorsi che «scoppiano trasformati in colli di bottiglia», ha affermato Callari, e sulle dimissioni non accompagnate da un adeguato recupero e assistenza domiciliare. «Il confronto dei sindaci in piedi ormai da tempo che non ha una connotazione politica ma si basa sulla salvaguardia della salute dei cittadini – ha incalzato Cisint –, oggi ci porta a dire che la riforma è fallita prima ancora di essere diventata operativa. La stessa Azienda sanitaria, attraverso il direttore generale Poggiana, ha riconosciuto che i pazienti sono fuggiti dal nostro territorio e il clima aziendale è terribile». I sindaci vogliono avere voce in capitolo. Il Pal 2018, presentato 3 giorni prima della scadenza dei termini alla Conferenza dei sindaci, è stato rilevato, era di fatto già approvato, già «blindato». E i tanti l’«abbiamo previsto», «è scritto nel Pal». Qui Ziberna ha osservato ad esempio: «È venuta meno la promessa in ordine alla rete territoriale. E dove sono i Cap? Con l’aggregazione dei medici di base inoltre è stato sguarnito il territorio». E, ancora, le Rsa, a Gorizia costantemente occupate, quando a Cormons la metà dei 40 posti letto sono liberi». Ziberna l’ha poi sottolineato: «Non si speri di creare spaccature tra Gorizia e Monfalcone, non vogliamo la guerra tra poveri».
Fazi ha puntato sui servizi territoriali: «Nel nostro comune fanno attrazione. Ci teniamo a mantenere questo riferimento». Romano ha fornito un dato: a Gorizia sono 9.500 gli ultra75enni, di cui 2.880 vivono soli, per evidenziare le difficoltà della popolazione anziana: «Ho chiesto alla Regione un servizio di trasporto, non ne è rimasta traccia».
E Romoli: «L’ho già annunciato a Fedriga, va separato l’Isontino dalla Bassa Friulana, così è una situazione ingovernabile». Ritorno all’Area Vasta, piuttosto, purché non significhi annessione.
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