Lissa vuole il Geoparco per il turismo sostenibile

Dai percorsi storici alla valorizzazione delle tradizioni e delle colture tipiche L’arcipelago si candida al riconoscimento da parte dell’Unesco: atteso il verdetto



Come evitare che la propria isola venga stravolta dal turismo di massa? Come rendere l’arrivo dei visitatori più sostenibile sul lungo termine? L’isola di Lissa (Vis), a due ore di traghetto da Spalato, ha deciso di rispondere a queste domande costituendo un Geoparco. Lanciata dall’Unesco appena tre anni fa, la rete mondiale dei geoparchi raggruppa quei territori che - oltre a possedere un patrimonio geologico specifico - hanno sviluppato una strategia di sviluppo sostenibile. A oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura conta 140 siti di questo tipo e potrebbe a breve includerne un altro: il “Geoparco dell’arcipelago di Vis”.

«Rientrare nella rete dei geoparchi ci permetterebbe di promuovere un nuovo tipo di turismo, più in armonia con la natura», spiega Jakša Božanic, geologo e direttore della Ong “Geoparco arcipelago di Vis”, associazione creata allo scopo di portare avanti la candidatura dell’isola. Dietro l’iniziativa ci sono i Comuni delle due principali località isolane, Lissa (Vis) e Comisa (Komiža), oltre che due aziende comunali: il Centro nautico di Comisa e Gradina Vis. La candidatura è stata sottoscritta a fine 2017 e inviata all’Unesco dal ministero croato dell’Ambiente. L’esito dovrebbe essere noto entro pochi mesi.

Per Lissa la questione si è fatta urgente. L’isola è infatti rimasta per anni ai margini del turismo di massa (ai tempi della Jugoslavia era una base militare), ma ha recentemente conosciuto una fama internazionale con le riprese del film “Mamma Mia 2”, la cui troupe ha girato proprio di recente a Lissa. Se l’anno scorso l’isola aveva registrato appena 45 mila visitatori (contro i quasi 800 mila dell’isola di Veglia e i 150 mila di Curzola), d’ora in poi la situazione potrebbe cambiare. Ecco che per evitare un impatto troppo forte sull’ecosistema dell’isola, la comunità locale si è inventata la soluzione del geoparco, inglobando anche altre isole dell’arcipelago, tra le quali anche le più lontane dalla terraferma: Pelagosa (Palagruža) e l’Isolotto Pomo (Jabuka).

L’iniziativa del geoparco ha inoltre dato il via a molti altri progetti legati alla sostenibilità. Tra i più interessanti vi è l’attività dell’associazione Pomalo, che sta ristrutturando i muri in pietra a secco tipici della Dalmazia e piantando degli alberi da frutto con l’obiettivo di sviluppare una nuova economia sull’isola. «A Lissa cresce praticamente qualunque cosa», spiega Igor Mataić di Pomalo, «per cui abbiamo pensato di piantare non soltanto olivi e limoni, tipici della zona, ma anche avocado, un prodotto generalmente caro e che potrebbe apportare molto all’isola».

La pesca, la produzione di carrube e altre attività tradizionali tipiche di Lissa sono anch’esse ripensate all’interno del geoparco e in un nuovo rapporto con i visitatori. Al centro di tutte queste iniziative, il centro informativo di Comisa - ristrutturato qualche anno fa - racconta tutti gli aspetti interessanti dell’isola, dalla geologia vulcanica al ruolo svolto durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1944 l’isola divenne infatti la base operativa della resistenza jugoslava, quando Tito, sfuggito a un attentato nazista, si nascose in una delle grotte di Lissa. —



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