Lo scanner fa le “bizze”, occhio al conto della spesa

Numerose segnalazioni di scontrini sbagliati nei supermercati triestini
Una cliente alla cassa di un supermercato
Una cliente alla cassa di un supermercato

Andate al supermercato? Controllate gli scontrini. Sempre. Diversamente, rischiate di avere delle sorprese non necessariamente positive. Non per dolo o cattiva volontà dei gestori, per carità, ci mancherebbe, ma per problemi tecnologici che talvolta si rivelano insormontabili. Le segnalazioni, soprattutto nelle associazioni dedite alla tutela dei consumatori, si susseguono.

Nell’era degli sconti speciali e dei saldi tutto l’anno, anche nell’alimentare, il minimo che possa capitarvi è un conto sbagliato, dove magari vi accreditano una confezione da 32 cioccolatini invece di un salamino “cacciatore”. Una banale svista? Anche no, se la differenza sfiora i 5 euro. Proiettate situazione analoghe su un anno intero, spalmate gli “errori” su base 365 giorni e ne viene fuori un fatturato da paura. Casuale quanto si vuole, ma effettivo.

Pietro Farina, direttore della Confcommercio, cade dalle nuvole. «Oddio - scherza - come iniziativa anticrisi sarebbe quantomeno impropria... Detto questo, va aggiunto che sulle migliaia di referenze che hanno le grandi strutture l’errore è sempre possibile. Basti un esempio: magari variano il prezzo alla mattina e può capitare che questa variazione non venga notificata. Si tratta, però di casi molto ristretti. Diversamente sarebbe una frode fiscale, che è un reato... Tutti i casi sono possibili. In alcune catene capita che i prezzi vengano continuamente aggiornati. Gli sbagli possano capitare ma vengono definiti come molto rari. Alcuni supermercati offrono 10mila prodotti diversi, l’errore materiale ci sta».

Più bellicosa Luisa Nemez, dell’Organizzazione di tutela dei consumatori. «Ci era giunto all’orecchio questo fenomeno - racconta - e abbiamo voluto controllare. Raccogliendo vari scontrini sbagliati da Barriera al centrocittà, da San Giacomo a Roiano. Io non voglio, non posso pensare che sia una scelta fatta ad hoc. Ma sono praticamente sicura che lo scanner, quello che passa i codici a barre, talvolta non viene adeguato ai prezzi esposti, innescando la base dell’errore. Siamo spesso di fronte a un regime di sconti eccessivi, e poi la gente ci mette del suo non verificando i conti, e la frittata è fatta».

Una tesi indirettamente confermata da Alessandro Ivancich, direttore del gruppo Bosco: «Questo è un male da ascrivere alla grande quantita di dati informatici che è necessaria nella gestione di un supermercato. La ricerca della precisione è alla base del nostro lavoro, ma può emergere anche un fattore di errore evidente». Ivancich offre anche un’altra chiave di lettura: «Siamo sicuri che l’errore vada sempre a sfavore dell’utente? Fuori dai denti, se si trova nel conto un “bonus” inaspettato cosa fa, torna in cassa? È il lato psicologico della vicenda. Detto questo, siamo sicuramente con gli occhi puntati sul sistema informatico, al suo interno c’è realmente la virgola che può fare la differenza. Tutto risponde a un codice a barre. Poi, magari, digitando un codice Coca Cola ti vedi arrivare la carta casa...».

Insomma, gli addetti ai lavori giurano che si tratta di un problema di tecnologia e di codifica. A livello scaffale e a livello magazzino. «Può capitare - continua Ivancich - che il codice venga attribuito male. Il problema, per capirsi, è a monte, magari ti trovi lo stesso codice su due prodotti diversi, mentre il codice dovrebbe essere la carta d’identità del prodotto. A quel punto scatta il numero errato e scatta l’errore visibile».

Colpa, insomma, di un sistema che, parola di Ivancich, «ha subito un’evoluzione pazzesca rispetto a dieci anni fa». Allargando, a quanto pare, la forbice dell’errore, anche se, osservano in Confcommercio, non esistono dati precisi del fenomeno. «I dati vengono trasferiti in maniera sicura - chiosa Ivancich - ma la mole di informazioni può generare anche questa possibilità. Se capita nelle nostre strutture, facciamo le scuse e ci mettiamo vicino anche un cioccolatino!».
 

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