«Lo scavo originario troppo poco profondo una possibile causa»

L’accademico
Che specie di pini sono quelli che regalano un po’ d’ombra sul lungomare di Barcola, e che caratteristiche hanno? «Sono dei pini d’Aleppo (Pinus Halapensis), delle conifere che si sviluppano in tutto l’emisfero settentrionale, abituate a colonizzare terreni poveri, difficili, con grande stabilità». Lo spiega Mauro Tretiach, direttore del Dipartimento di Scienze delle vita dell’Università di Trieste, che riconosce a questi esemplari una grande capacità, dettata dall’incredibile apparato radicale, formato da un grande fittone (il prolungamento del fusto verso il basso) dal quale partono diversi ordini di radici: verticali, orizzontali e “corda”. Queste ultime si muovono in varie direzioni, penetrando con forza in tutti i tipi di terreno.
Gli alberi di pino d’Aleppo sono abbastanza longevi e i fusti adulti possono raggiungere i 15-20 metri d’altezza, anche se crescendo in condizioni disagevoli si mantengono entro dimensioni più contenute. Ma cosa determina il danno che creano alla pavimentazione, a Barcola e Grignano ad esempio, dove le radici sollevano il terreno cementificato? «Premetto che dovrei avere più elementi e che quindi le mie in questo caso possono essere solo delle ipotesi – sottolinea l’accademico – ma presumo che potrebbe essere stato banalmente commesso l’errore di scavare buche poco profonde per la loro piantumazione, e che quindi la zolla di terra originaria sia stata sistemata troppo vicino alla superficie. Di conseguenza le radici alla ricerca dell’acqua si spingono verso l’alto con le conseguenze che vediamo».
Le piante meglio adattabili in un simile contesto, suggerisce l’esperto, sono le tamerici, «che invece di essere sistemate sul frontemare in viale Miramare sono state messe in seconda fila. Si adatterebbero bene pure delle piante di Eleagno, ma anche dei Pinus Pinia, che a suo tempo erano stati piantati».—
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