Lo sciopero del personale Fs manda in tilt la stazione: a Trieste si ferma il 80% dei treni

La mobilitazione nazionale durata tutto il giorno costringe i viaggiatori a riprogrammare i loro piani

E molti dopo aver assistito alla messa del Papa in piazza Unità non sanno più come tornare a casa

Francesco Bercic
Viaggiatori in attesa delle comunicazioni sui tabelloni delle partenze
Viaggiatori in attesa delle comunicazioni sui tabelloni delle partenze

TRIESTE. La tempesta perfetta. Bisogna ricorrere a un’immagine del genere per dar conto della difficile domenica dei viaggiatori su rotaia a Trieste. Lo sciopero nazionale del personale Trenitalia, Italo e Trenord ha paralizzato tutta la Penisola per ventiquattr’ore, a partire dalle 21 di sabato. Ma nella stazione centrale di Trieste, complice la malaugurata concomitanza con l’arrivo di Papa Francesco nel capoluogo giuliano, le ripercussioni sono state se possibile maggiori, costringendo alcuni fedeli a improvvisare una soluzione alternativa per ritornare a casa.

Le avvisaglie c’erano tutte

Le avvisaglie, a dire il vero, c’erano tutte, benché la mobilitazione sia stata promossa solo da alcuni sindacati autonomi. Trenitalia nei giorni scorsi aveva diffuso un comunicato particolarmente pessimistico sulle sorti dello sciopero, mentre gli stessi operatori agli sportelli invitavano, con maggiore sollecitudine rispetto ad altre mobilitazioni, a riprogrammare per tempo i viaggi. D’altronde, quello di ieri è il quarto stop di quest’anno a livello nazionale per i lavoratori ferroviari. E, soprattutto, è caduto in una giornata festiva, nella quale non sono previste fasce di garanzia.

Viaggiatori spaesati

Così, fin dal primissimo mattino, nei corridoi della stazione di piazza della Libertà si affollano gruppi di spaesati (e preoccupati) viaggiatori. Le poche sedie a disposizione sono tutte occupate, qualcuno si accartoccia per terra, gli sguardi sono puntati sui tabelloni luminosi. Questi, però, non aiutano: fino a pochi minuti prima dell’orario di partenza, non c’è modo di sapere se il personale del convoglio si presenterà o meno.

Il tabellone delle partenze nell'atrio centrale della Stazione di Trieste con i treni cancellati
Il tabellone delle partenze nell'atrio centrale della Stazione di Trieste con i treni cancellati

Unico treno per Venezia

Lentamente, il pessimismo filtra fra i presenti: anche perché, per tutto il corso della mattinata, a lasciare la stazione di Trieste è un unico treno regionale diretto a Venezia Santa Lucia, stipato di passeggeri. Oltre al Frecciarossa delle 6 di mattina per Torino, il solo collegamento – assieme a quello pomeridiano diretto a Milano Centrale – garantito da Trenitalia.

Una situazione difficile

Lo stesso personale delle ferrovie – impegnato a rispondere “strike” (sciopero) alla voce irosa dei turisti stranieri – lascia intuire da subito che nulla o quasi cambierà con l’andare del tempo. Le argomentazioni sollevate dalle sigle sindacali trovano evidentemente ampia condivisione fra i dipendenti delle ferrovie, facendo leva sulle «condizioni di lavoro gravemente carenti» del settore, come si legge nella nota pubblicata da Cub Trasporti.

La turista svedese

Fra i passeggeri in cerca di ragguagli c’è Lotta Häggblom, svedese di Stoccolma, che abitualmente trascorre a Trieste alcune settimane d’estate. Il suo volo di ritorno in Scandinavia parte dall’aeroporto di Venezia e Häggblom, dopo un’ora di attesa, sembra aver smarrito la speranza: «Dovrò rimandare di un giorno il mio ritorno», conclude amareggiata.

La corsa ai pullman

Il suo non è un caso isolato, anzi. Il problema delle coincidenze con altri mezzi è un grande classico di giornate come questa. Il piano B escogitato da buona parte degli interessati è spostarsi di qualche metro alla stazione delle corriere, cercando di acquistare all’ultimo un biglietto dei pullman a lunga percorrenza. «Noi ci proviamo – risponde Andrea Busi, tornato assieme alla sua compagna da un viaggio in barca in Croazia – ma arrivare a Cesena in questo modo sarà dura».

Pomeriggio bollente

Nel pomeriggio, la situazione si complica. Non tanto per il numero di collegamenti cancellati – alle 13 è partito l’Intercity per Roma, mentre un altro treno regionale si è mosso alla volta di Udine – quanto piuttosto perché inizia lo scorrimento dei fedeli da piazza Unità. Vengono da tutto il Nord Est, dall’Istria e dalla Slovenia, mentre chi arriva da più lontano si muove in aereo, spesso senza servirsi del treno. Enrico Poniz è originario di Pordenone, il suo treno non è stato ancora cancellato ma lui ha già l’alternativa pronta: «Se così fosse – dice Poniz – mi farei venire a prendere in macchina».

I vescovi con il Flixbus

I sacerdoti appaiono invece più organizzati. Seduto accanto ai binari della stazione, si intravede il vescovo di Rovigo, Pierantonio Pavanello, che non si lascia scomporre dal trambusto circostante: «Noi attendiamo un Flixbus...», spiega sorridendo. «Il problema dello sciopero era noto a tutti – prosegue Pavanello – perché l’avviso è circolato durante la Settimana sociale». Perciò Pavanello non si è fatto trovare impreparato, riorganizzando in anticipo il suo ritorno in Veneto.

I disagi per i turisti

Ma anche tenuto conto della reattività di chi ha saputo far fronte ai disagi dello sciopero, il bilancio al termine del giornata è comunque pesante. Aggravato, appunto, dalla compresenza a Trieste dell’ormai abituale flusso di turisti e dei partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici. Alle 21, sono quattordici i treni partiti dalla stazione centrale, su una media domenicale di circa settanta.

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