Lo Stato vuole indietro 629mila euro da Danese

Seicentoventinovemila euro. Una cifra da capogiro della quale ora lo Stato chiede la restituzione. Per questi soldi ottenuti da Comune, Regione, Provincia, Camera di commercio Roberto Danese, 54 anni, giornalista e organizzatore di spettacoli ed eventi, è stato citato davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti. L’udienza è stata fissata per il prossimo 17 ottobre. Accusa danno erariale. Perché quei soldi erano stati incassati indebitamente da chi non ne aveva il diritto.
L’atto di citazione firmato dal procuratore Maurizio Zappatori, che equivale al rinvio a giudizio, è una conseguenza della condanna da parte del giudice Guido Patriarchi alla pena di tre anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. In particolare Danese deve pagare 63mila euro alla Regione, 404mila al Comune, 128mila alla Provincia e 10mila all’Agenzia regionale per il turismo. In totale appunto 629mila euro. Ma ci sono molti dubbi che quei soldi tornino da dove erano usciti: Roberto Danese dichiara infatti da tempo di non avere molte disponibilità finanziarie, di passare un momento economicamente difficile tanto da essere costretto a vivere nella vicina Slovenia.
In particolare dalle indagini penali coordinate dal pm Giorgio Milillo era emerso che questi fondi erano finiti nei conti correnti di associazioni apparentemente senza fini di lucro che Roberto Danese aveva fondato e attraverso le quali proponeva ad assessori e dirigenti d’area di organizzare questo o quello spettacolo in piazza: gare podistiche e ciclistiche, regate, tornei, concerti, meeting, banchetti, fuochi artificiali. Rispettato e anche stimato. Veniva ascoltato con attenzione e con frequenza giungeva l'assenso e ovviamente arrivano puntuali i soldi pubblici.
Scopo dichiarato delle varie manifestazioni era quello di richiamare il gran pubblico a Trieste, mostrando alla popolazione come questa o quella amministrazione sono sensibili e disponibili. L’indagine della Guardia di finanza aveva messo in evidenza che Danese agiva attraverso società “onlus” che non sarebbero state tali, con dirigenti nominati a loro insaputa, con fatture di fantasia e firme giudicare apocrife dai proprietari. Una delle fatture, collegata alla manifestazione “EuroBike”, secondo l’accusa, ha coperto le spese di stampa - 5244 euro - dei “santini” elettorali di sei candidati alle elezioni del 2006 in parte inseriti nella liste di Forza Italia: Corrado Jurincich, Roberto Danese, Michele Baduder, Manuela Declich, Elettra Pitacco, Massimo Codarin. Ma l’inchiesta, per il silenzio che Roberto Danese ha sempre mantenuto con gli inquirenti, non è riuscita a mettere a fuoco se il denaro ricevuto dagli enti pubblici si fermava nelle tasche del giornalista; o se al contrario, come hanno sempre ritenuto gli investigatori, dopo una “sosta” provvisoria, finiva a qualche politico o amministratore, buon amico di Roberto Danese o suo sodale di partito. In questo senso Danese che si era presentato nel 2006 nelle liste cittadine di Forza Italia, ha agito - fatte le debite proporzioni - come aveva fatto nei primi Anni Novanta l’allora cassiere del Partito comunista, Primo Greganti, coinvolto nell’inchiesta di “Mani pulite”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo