Lo stop alle concessioni dirette accende lo scontro a Palazzo

Che fosse un tema caldo lo si sapeva. Ma adesso rischia di diventare davvero bollente. Parliamo della possibilità che le palestre comunali vengano date in concessione diretta alle società sportive...
Silvano Trieste 22/06/2013 Consiglio Comunale
Silvano Trieste 22/06/2013 Consiglio Comunale

Che fosse un tema caldo lo si sapeva. Ma adesso rischia di diventare davvero bollente. Parliamo della possibilità che le palestre comunali vengano date in concessione diretta alle società sportive che ne fanno richiesta. Una soluzione che permetterebbe a molte realtà del territorio di poter accedere ai finanziamenti regionali specifici per lavori di ristrutturazione degli impianti. Un tema già oggetto ad ottobre di una seduta della commissione Trasparenza, dove, in particolare, era stato affrontato il caso del centro sportivo Coselli, pronto a mettere sul piatto 40 degli 80mila euro necessari per riqualificare la palestra Morpurgo di Campi Elisi che cade letteralmente a pezzi. Ma si tratta di una situazione che interessa anche altre società pronte ad assumersi il controllo diretto degli impianti e ad eseguire interventi di manutenzione all'interno degli stessi, che nella stragrande maggioranza riguardano palestre di scuole comunali.

Un tema di cui si è discusso nuovamente lunedì in un'altra infuocata seduta della Trasparenza presieduta da Paolo Rovis (Trieste Popolare) su richiesta di convocazione urgente presentata da Franco Bandelli (Un'Altra Trieste). «Si tratta di un percorso lungo e complicato che stiamo portando avanti in una situazione di difficoltà, anche a causa dell'assenza del dirigente incaricato - ha spiegato l'assessore allo Sport Edi Kraus -. Serve un confronto condiviso con le scuole, che hanno peraltro la priorità nell'utilizzo degli impianti, con i comitati dei genitori e con l'associazione Tergestina, che ne ha la gestione complessiva in orario extrascolastico. Se ognuno fa la propria parte, anche il Comune è pronto a cambiare rotta, magari studiando una soluzione di concessioni parziali limitate nel tempo».

Una questione definita «delicata e dove ogni passaggio deve essere ragionato e ben preciso» anche dal funzionario comunale Giovanni Svara. Una situazione di “impasse” che ha mandato su tutte le furie il consigliere Bandelli. «Non è ammissibile che si continui a perdere tempo prezioso - ha tuonato l'esponente di Un'Altra Trieste -. Sarebbe un’autentica sciagura lasciarsi sfuggire di mano i finanziamenti regionali in questo modo. C'è assoluto bisogno di cambiare il regolamento comunale una volta per tutte. Ci sono delle società sportive che mettono dei soldi di tasca propria e che potrebbero così ricevere un aiuto per risistemare degli impianti che cadono a pezzi e che poi resterebbero a disposizione del pubblico. Inutile che ci lamentiamo se poi i cugini friulani sono più bravi e fanno le cose per bene, mentre noi invece continuiamo a perdere delle grosse opportunità».

Concetti ripresi da Roberto De Gioia (Socialisti): «È assurdo perdere dei contributi solo perché non si ha il coraggio di cambiare le cose. Le palestre delle scuole sono degli impianti sportivi a tutti gli effetti ed in questo modo ci sarebbe un passo in avanti sul fronte del miglior utilizzo e della messa in sicurezza degli stessi». Per Carlo Grilli (Gruppo Misto): «è inammissibile che la macchina comunale si inceppi o rallenti solo perché manca un dirigente», mentre per Manuela Declich (Pdl): «siamo di fronte ad una situazione di stallo che non riguarda solo le palestre comunali ma anche i ricreatori, con un'interruzione di servizio pubblico che poi ricade sui cittadini».

Uno stato di fatto sul quale si è soffermato anche il presidente provinciale della Federazione pallavolo Walter Rusich: «La situazione delle palestre cittadine è tragicomica - ha rilevato Rusich, ricordando come al momento siano inutilizzabili per lavori di manutenzione le due palestre dello stadio Rocco e la Fratelli Visintini di Borgo San Sergio -. Trieste è una città che vive di sport da sempre. Quello che ci dà più fastidio è non ricevere risposte dall'amministrazione. Ci sono tante società che spendono dei soldi propri e non lo fanno solo per interessi personali, ma anche per rimettere a posto un bene pubblico. E l'unica cosa che chiedono è di poter avere la concessione diretta degli impianti». (p.p.)

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