Lo storico coro Grion “snobbato” rinuncia alla dicitura Fincantieri

La chiacchiera era nell’aria da tempo. Ma ora, con l’invio di una lettera ufficiale di disdetta da parte del direttivo, il “divorzio” è cosa fatta: il rinomato Coro Grion che da sempre allieta la...
La chiacchiera era nell’aria da tempo. Ma ora, con l’invio di una lettera ufficiale di disdetta da parte del direttivo, il “divorzio” è cosa fatta: il rinomato Coro Grion che da sempre allieta la città con le sue venerande ugole si è conquistato la propria autonomia, affrancandosi dal Circolo ricreativo della Fincantieri. Vero è che il complesso di voci maschili, fondato sessantacinque anni fa da un gruppo di appassionati della montagna, tra cui il compianto maestro Aldo Policardi, aveva recato inizialmente la sigla del Cai. Ma già due anni dopo la sua fondazione, nel 1954, il gruppo si era affiliato al Dopolavoro Ernesto Solvay, collocandosi così in una sfera lavorativa, e qualche tempo dopo, nel 1963, diventò una sezione dell’Associazione ricreativa Fincantieri. Insomma, le corde vocali dello stabilimento di Panzano, declinate al canto classico e di ispirazione popolare. Una liason, quella della tradizione musicale e della grande fabbrica, sopravvissuta fino all’oggi. Proprio a quel periodo citato, tra i più fertili per esibizioni, pure di caratura internazionale, si deve il nome del gruppo: Ermes Grion, l’omaggio postumo a un valido ma sfortunato corista dell’epoca, scomparso in un incidente stradale.


Dunque era da tempo, nonostante lo stemma ancora cucito sulle divise (peraltro negli anni recenti acquistate dai singoli, mai “sponsorizzate” dall’azienda di Panzano, al pari delle trasferte di rappresentanza, sempre a carico dei soci), che il coro non aveva rapporti col Circolo ricreativo. E ciò pur continuando a portare la sua presenza nelle celebrazioni richieste, dal Natale alle varie manifestazioni culturali. Altresì le missive scritte dal sodalizio erano nei mesi rimaste lettera morta. Tant’è che alla comunicazione, con toni distesi e pacati attraverso cui il direttivo del Grion ha posto al Circolo il proprio punto di vista e chiarito le motivazioni che hanno condotto alla separazione, ugualmente non è giunta finora risposta. Il Grion, ensemble di gentleman dalle chiome canute, diretto dalla maestra Denise Marcuzzi, non intende sollevare polemiche. Il non esser più il coro del cantiere non significa porsi in antitesi alla storia, ma indica la ricerca di autonomia. Fermo restando, che la priorità del sodalizio è sempre quella di trovare nuove forze, nuove energie, soprattutto nuove leve, per tramandare l’attitudine del Grion.


In tal senso, venuta al corrente della vicenda, l’amministrazione intende dare una mano (nello scouting) al coro e ha pure avanzato la proposta ai coristi di trasformare l’Ermes Grion nel coro Città di Monfalcone, come già avvenuto con la banda. Un’idea che i tesserati devono ancora ponderare in attesa dell’incontro in municipio fissato il prossimo 21 agosto e su cui per ora non si sbilanciano, volendo capire non solo quali onori, ma anche quali eventuali oneri, siano in ballo. «Mi piace l’entusiasmo giovanile che ho riscontrato nei coristi, nelle belle iniziative portate avanti nei rioni – afferma il sindaco Anna Cisint –. Non ho neppure chiesto le motivazioni della decisione, ho constatato che negli anni Fincantieri si è specializzata soprattutto nello sport e non giudico le scelte che si fanno in questi campi. Certo non hanno “divorziato” per venire con noi: l’ente è amico del Circolo come del Grion. Ritengo che la professionalità del coro potrebbe servire a dare ancor più identità al nostro Comune».


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