Lo Svevo ritrovato: la biografia inedita scritta da Anita Pittoni
Scoperto dall’editore e bibliofilo Simone Volpato il testo originale della “Cronistoria” del 1959: novanta cartelle su Ettore Schmitz realizzate in accordo con la moglie Livia e la figlia Letizia

«Italo Svevo è il letterato che resta tra gli uomini, uomo lui pure. Prima ancora che un grande scrittore, egli è anzitutto per noi un compagno di ventura d’ampio cuore, che ci consola con il suo bonario umorismo, con la sua conciliante saggezza». Così, nel 1957, Anita Pittoni scrive nel primo foglio dattiloscritto di quella che è destinata a diventare la sua “biografia di Italo Svevo”. Un saggio che avrà una stesura completa nel 1959, con il titolo “Una vita. Cronistoria sveviana”, ma che non sarà mai pubblicato, pur essendo già pronto, con tutto l’apparato iconografico, per essere dato alle stampe. Dunque, una biografia inedita di Italo Svevo firmata da Anita Pittoni, una delle intellettuali e scrittrici più originali e attive nella Trieste del secondo dopoguerra: novanta cartelle dattiloscritte corredate da decine di fotografie di Ettore Schmitz e della sua famiglia - alcune delle quali del tutto inedite - di cui non si sapeva l’esistenza, e che adesso ritornano alla luce grazie al fiuto dell’editore e bibliofilo Simone Volpato, che in passato era già riuscito a scovare il diario, ritenuto scomparso, della stessa Pittoni.
Ora ecco un inedito dalla doppia valenza: biografia non conosciuta di Italo Svevo, e saggio - altrettanto sconosciuto - firmato da Anita Pittoni. La quale Pittoni propone una lettura originale della vita e dell’opera sveviane, centrando l’analisi intorno a uno dei temi portanti del suo pensiero e della sua produzione artistica: il rapporto tra vita e letteratura, le influenze reciproche tra una realtà esperìta e una realtà immaginata, che di quella si nutre e di cui esalta i motivi e le metafore.
Nella “cronistoria”, organizzata anno per anno intorno alla vita di Svevo, Anita Pittoni - che aveva libero accesso agli archivi di casa Veneziani-Schmitz grazie ai suoi rapporti per breve tempo con la moglie dello scrittore Livia e poi, più a lungo, con la figlia Letizia, ripercorre la vita e l’opera di Svevo con una attenzione particolare ai dettagli talvolta minimizzati da altri critici e biografi. Come per esempio l’episodio dell’affondamento, nel 1917 nella rada di Muggia, della corazzata “Wien”, colpita dai siluri del Mas di Luigi Rizzo. Svegliato dalle esplosioni, Svevo, quando si rese conto di cos’era successo, accese tutte le luci di Villa Veneziani per accogliere i naufraghi che avevano raggiunto a nuoto la riva anche se, in seguito, avrebbe conosciuto di persona e stretto la mano al comandante Rizzo.
Le pagine di questa biografia inedita abbondano di “notizie, aneddoti, citazioni”, come scrive la stessa Pittoni a inizio di ogni capitolo, in parte raccolte dalla viva voce della moglie e della figlia, in parte prese da “appunti” sparsi lasciati da Svevo, in maggioranza tratti delle sue stesse opere e, soprattutto, dalla “Vita di mio marito”, scritta da Livia Veneziani e pubblicata nelle Edizioni dello Zibaldone dalla Pittoni nel 1950.
È una lunga frequentazione quella tra Anita Pittoni e la figura di Italo Svevo: dopo la pubblicazione, nel 1950, della “Vita di mio marito”, nel 1962 nelle Edizioni dello Zibaldone esce il “Diario per la fidanzata”. Poi, nel 1958, ecco la nuova edizione aggiornata della “Vita di mio marito” (a cura di Livia Veneziani Svevo, Lina Galli e Anita Pittoni) e, infine, nel 1963 le “Lettere alla moglie”.
La prima stesura della biografia inedita di Svevo, invece, risale al 1957, con il titolo “Una vita. Notizie e aneddoti e citazioni”. È un abbozzo, cui seguirà un’altra versione del 1959 dal titolo “Una vita. Cronologia sveviana. La doppia vita di un impiegato sognatore”, che diventerà in una terza stesura “Una vita. Cronistoria sveviana”.
Come nota la stessa Pittoni, il lavoro venne concepito in preparazione del documentario televisivo “La Trieste di Italo Svevo”, da lei curato con Luciano Budigna, consulenza di Giani Stuparich, commento musicale di Claudio Noliani e regia di Pier Luigi Tognocchi. Il documentario fu trasmesso dalla Rai il 24 settembre 1958 (alle 22.20, per la precisione), e in parte è legato alla pubblicazione nel 1958 della nuova edizione di “Vita di mio marito”. Il testo, in diversa versione, fu in seguito letto in 14 puntate su Radio Trieste dall’8 aprile al 24 giugno 1959.
Anita Pittoni ebbe da subito, quando già lavorava alle trasmissioni televisive e radiofoniche, l’intenzione di organizzare gli scritti per una pubblicazione a stampa, tanto che sottopose il progetto al caporedattore de “Il Piccolo”, Zanaboni, forse per una pubblicazione a puntate sul giornale. Ma non se ne fece nulla. Bisognerà aspettare il 1970 perché Anita Pittoni si decida a riorganizzare il materiale in vista di una pubblicazione: riscrive tutta l’introduzione intitolata “Vita e creazione”, prepara le foto e le didascalie, infittisce le cartelle dattiloscritte di note e correzioni a mano. Ma ormai anche le Edizioni dello Zibaldone sono al tramonto, e il progetto sfuma: la prima biografia cronologica di Svevo non vedrà la luce. Oggi, dopo quarant’anni, la possiamo leggere come fosse la prima volta, aggiungendo un importante tassello alla storia della letteratura giuliana e all’opera critica su Italo Svevo.
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