Locali dimezzati in pochi anni La crisi senza fine di Santa Croce

L’ultimo esercizio commerciale ad aver tirato giù le serrande è lo storico pub, il Bennigan’s 1902. Dopo diverse gestioni, più o meno fortunate, il locale era stato preso in mano da Massimo Siriani, che lo aveva riaperto lo scorso 31 maggio. L’esperienza del cuoco-ristoratore non è durata nemmeno un anno: «Le spese di gestione erano troppo alte rispetto agli incassi. È davvero un peccato perché il locale è molto bello, ma a Santa Croce manca quella generazione di clienti tra i 20 e i 35 anni. Giocoforza ho dovuto chiudere».
Secondo la memoria dei residenti, sino agli anni Novanta i locali attivi nella località carsolina sul mare erano oltre una ventina. Oggi quelli operativi sono quasi la metà. L’inizio del declino è iniziato con la chiusura della banca e della parafarmacia. Nell’ultimo anno il paese ha registrato la chiusura di diverse altre strutture un tempo attive nel borgo, tra le quali la pizzeria con forno a legna, che ha alzato bandiera bianca la scorsa estate, a cui ha fatto seguito la chiusura del ristorante Pettirosso sulla Provinciale.
Serrande abbassate anche per il bar Andrè, vicino alla postazione dell’ambulanza, la stessa ambulanza che peraltro proprio recentemente è stata spostata ad Opicina nelle ore notturne, nonostante le proteste dei residenti. Clamoroso poi il caso della chiusura del negozio di informatica avvenuto lo scorso anno a seguito dell’indagine della Guardia di finanza che aveva scoperto una maxifrode a livello nazionale in cui era rimasta coinvolta anche la Ergoarmonia, ditta specializzata nella vendita e nell’assistenza di pc e software.
«Qui stanno chiudendo un po’ tutti. La crisi c’è e a rimetterci quasi sempre sono i piccoli commercianti e gli artigiani, costretti a sacrificarsi di fronte a tante spese. È un periodo duro, solo in pochi riescono a resistere. E pensare che anni fa avevamo di tutto. Due macellerie, due pescherie, due pub, due panetterie, due tabacchini, la lavanderia, la banca, la parafarmacia, un botteghino di frutta e verdura...», racconta il commerciante locale Alain Tenze.
Oggi reggono le sorti del borgo un bar, due trattorie, una pescheria, un agriturismo, un negozio di impianti elettrici e uno di riparazione di motoveicoli, una fioreria, un negozio di scarpe e uno di prodotti bio, oltre ad un tabacchino e alla panetteria. E per fortuna che, dopo uno stop di qualche settimana, è rientrato l’allarme per il negozio di alimentari. Il minimarket è stato riaperto sotto una nuova gestione: per molti la sua chiusura sarebbe stato il colpo di grazia per il borgo.
«Sicuramente ci sono sempre meno punti di riferimento per noi paesani. Tanti anni fa eravamo un borgo davvero rigoglioso da un punto di vista commerciale, ma da un paio d’anni le cose sono peggiorate. È la grande distribuzione che mangia i “pesci” piccoli», spiega il residente Erik Tence.
Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di un’altra paesana, Nadia Luxa: «Siamo sempre meno serviti, ma è anche vero che sono cambiati i tempi. Gli anziani continuano a comperare a Santa Croce, i residenti più giovani si spostano più facilmente con l’auto comprando altrove. Speriamo che qualcosa cambi, ma sarà difficile».—
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