L’Ojo de Dios triestino è il più grande di tutti: il Guinness dei primati ne certifica l’ingresso

La tessitura realizzata in aprile all’ex Pescheria da artisti e sanitari su iniziativa della Lilt è ora esposta nell’atrio dell’ospedale di Cattinara 
Micol Brusaferro

la sfida



La certificazione ufficiale è arrivata poco prima di Natale. L’Ojo de Dios - la grande tessitura della tradizione messicana realizzata in primavera al Salone degli incanti ed esposta poi all’ospedale di Cattinara - è il più grande al mondo. Ed è così entrato nel Guinness World Record. L’opera - un manufatto artistico simile a un Mandala ma di forma quadrata, tipico appunto della tradizione messicana e mesoamericana - era stata costruita infatti lo scorso 17 aprile attraverso una complessa filatura multicolore, su una struttura di legno a croce.

Simbolo di amore e speranza, l’Ojo è stato una vera e propria impresa, portata a termine nonostante un piccolo imprevisto,cioè la rottura di un pezzo del sostegno, prontamente riparato.

La tela, che in italiano significa “Occhio di Dio”, considerata un dono beneaugurale, è stata completata in favore della Lilt Trieste per sostenere la ricerca contro i tumori e per sensibilizzare la cittadinanza sulla tutela della salute attraverso la prevenzione.

Per completarla ci erano volute 16 ore di lavoro, 175 gomitoli di lana di diversi colori, srotolati e sistemati con estrema pazienza e attenzione, per un totale di 15 chilometri di tessuto. Coinvolta nel lavoro un’equipe mista di operatori sanitari e artisti.

Una volta concluso, l’Ojo de Dios è stato posizionato nel giardino d’inverno dell’ospedale di Cattinara dove tuttora è appeso, nell’atrio principale del nosocomio, dove ogni giorno pazienti e sanitari possono ammirarlo. «Sono orgoglioso del risultato raggiunto – così il direttore generale Asugi Antonio Poggiana – perché l’iniziativa che ha coinvolto l’azienda assieme alla Lilt, sotto la guida esperta dell’arte-terapeuta Francesca Salcioli, è diventata simbolo del lavoro di squadra che caratterizza tutti i professionisti che hanno lavorato e stanno lavorando in questo difficile periodo di emergenza pandemica. L’Occhio di Dio è il frutto di un’attività collettiva – ancora Poggiana – per la quale si sono impegnati, insieme, artisti e medici, a rappresentare l’alleanza ideale tra arte e medicina, per favorire e canalizzare il benessere della persona, simbolo di speranza, ricordo di perseveranza e fiducia».

La scorsa primavera l’evento da record era stato portato a termine anche grazie alla collaborazione con il Comune, che aveva messo a disposizione proprio l’ex Pescheria. Serviva infatti un ambiente ampio, tranquillo, che permettesse l’installazione della grande struttura sulla quale intrecciare i fili, uno dopo l’altro, seguendo per ore movimenti ripetitivi e precisi. In quel contesto Salcioli aveva spiegato che «il processo creativo è un laboratorio dove elaborare pensieri, emozioni e anche intenzioni. E il nostro proposito, con quest’opera, è direzionare attenzione ed energia verso speranza, presenza e pazienza costruttive, perseveranti e riflessive, verso uno sguardo che parta dall’interno per aprirsi al mondo». La performance era stata resa possibile appunto grazie all’impegno non- stop di artisti e sanitari, ma alla presenza dei soli autori, senza pubblico, per rispettare anche allora le disposizioni anti-Covid.

Qualche passante si era fermato a sbirciare dalle vetrate, incuriosito dalla tessitura in corso, e per coinvolgere un pubblico più ampio l’evento era stato anche trasmesso in diretta streaming sui social. Una volta terminato, l’Ojo aveva già toccato le misure che gli organizzatori si erano prefissati, ma mancava l’ufficializzazione del record, giunta dunque in via ufficiale nei giorni scorsi.—



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