L’ortopedico che lasciò il Santorio per l’Africa

Una laurea di medicina in tasca, il perfezionamento con alcune specializzazioni, e la voglia di portare la propria professionalità all’estero, lontano, quando ancora progetti di mobilità nel settore non erano frequenti. Il triestino Giorgio Cusati molti anni fa ha compiuto una scelta decisa e radicale, il trasferimento in Sud Africa, dove opera come ortopedico nella regione che ha dato i natali a Mandela.
«Dopo essermi laureato in medicina a Trieste nel 1978 ho lavorato al Santorio come assistente per tre anni. Poi mi sono specializzato in medicina subacquea e iperbarica a Chieti. Ho lavorato, divertendomi, nel campo della subacquea, viaggiando un po’; questo ha stimolato la voglia di nuove esperienze - racconta Cusati – e ho deciso di cambiare. In poco tempo ho chiuso l`ambulatorio dov’ero impiegato, ho spedito tutte le mie cose via mare in Sud Africa, dove un amico farmacista già lavorava, mi sono presentato al ministro della Sanità locale e il giorno dopo ho iniziato come “medical officer” nel reparto malattie polmonari dell’ospedale di Mthatha, nel Transkey. Dopo otto anni ho chiesto il trasferimento in Ortopedia e dal 1999 lavoro in questo reparto, che è l’unico di ortopedia del Transkey, la regione dove Mandela è nato. La sua casa si trova a soli 35 chilometri dalla mia».
Cusati negli anni ha raccolto una lunga serie di conquiste, in campo “sociale” prima ancora che in quello delle gratificazioni lavorative. «Le maggiori soddisfazioni, oltre a quelle legate alla medicina, sono rappresentate principalmente dal fatto di essere stato accettato e rispettato dalla popolazione locale, non solo come medico ma soprattutto come persona: un aspetto che forse non significa molto per chi non ha vissuto nel Sud Africa prima del 1994, ma per me ha una grande valenza affettiva. È un bellissimo Paese – aggiunge - grandi spazi e natura meravigliosa. Potrebbe rivelarsi un vero paradiso, ma purtroppo la politica, come del resto in quasi tutti i Paesi, rovina quanto c’è di bello».
Una vita semplice quella di Cusati, con ritmi calibrati alle distanze immense dell’Africa, ma con un lavoro che sempre lo entusiasma e appassiona. «Mi alzo alle quattro del mattino e dopo un po’ di ginnastica via verso l’ospedale. A fine giornata la spesa: il negozio più vicino è a parecchi chilometri. La sera torno a casa, per stare in famiglia, dalla mia compagna Sabra. Il futuro? Per ora – conclude – il progetto è di continuare a lavorare dove opero ora, fino ai 70 anni e forse di più. Però, come dice il poeta, “Dove vado lo sanno solo le stelle”».
Micol Brusaferro
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