L’Osservatorio vende la casa, non i gioielli: «Strumenti intoccabili»

Il telescopio Reinfelder del 1904 continuerà a far vedere le stelle a Trieste. Magari non dall’alto di via Besenghi, ma sempre per conto dell’Osservatorio astronomico. «Non è in vendita. Il materiale storico seguirà l’eventuale trasloco dell’osservatorio. Nulla verrà alienato». Il direttore Stefano Borgani vuole rassicurare tutti dopo l’annuncio della messa in vendita delle due sedi storiche (Castello Basevi e Villa Bazzoni). L’operazione non include gli arredi e neppure i materiali scientifici che, in molto casi, sono rari, unici e preziosi.
L’atto di nascita dell’osservatorio risale al 1753 e all’interno (nelle tre sedi attuali) custodisce pezzi di storia dell’astronomia. Il direttore dell’Osservatorio astronomico di Trieste, che è anche professore associato di Astronomia al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste, vuole sgombrare il campo da ogni equivoco. «Solo gli immobili sono in vendita. Il resto non si tocca e resterà patrimonio dell’osservatorio. Il materiale storico è di inestimabile valore. Non vendiamo nulla. Anzi noi vorremo piuttosto riuscire a renderlo fruibile. L’idea della creazione di una piccola struttura museale c’è da tempo». Ma senza fretta. «In questo momento parlare di una nuova sede dell’osservatorio è premature e improbabile. Il trasloco non è all’ordine del giorno. Niente di pianificato» spiega Borgani. Per ora, usando il linguaggio burocratico, ci sono solo gli “inviti ad offrire” per Villa Bazzoni (prezzo base due milioni e 300mila euro) e Castello Basevi (2 milioni e 900mila euro)che appaiono sul sito dell’osservatorio. Un’operazione resa necessaria dai tempi bui della “spending review”.
«Abbiamo avviato la procedura per l’alienazione - spiega Borgani -. Ma non c’è fretta. Vediamo chi risponde entro 90 giorni. Poi ne riparliamo». Ma di che patrimonio si tratta? «Ci sono molte cose interessanti - spiega il direttore -. Il pezzo più pregiato è il telescopio Reinfelder che si trova nella sede di via Besenghi (Castello Basevi, ndr). Il Reinfelder fa parte della memoria storica dell’osservatorio». Il valore del patrimonio storico dell’Osservatorio astronomico di Trieste è difficile da quantificare. «Le direi una cifra sbagliata - dice il direttore Borgani -. Oltre al Reinfelder ci sono parecchi strumenti interessanti. Magari non al livello di quelli di osservatori più storici come quello di Capodimonte a Napoli, ma ugualmente importanti e da preservare».
Il rifrattore Reinfelder (ancora perfettamente funzionante) fu acquisito nel 1904 e adoperato da Johann Krieger in una cupola vicina per il disegno del suo perfezionato Atlante lunare. Lo strumento fu installato sulla nuova cupola sovrastante il padiglione neoclassico del Castello Basevi nella zona alta del giardino, prospiciente l’odierna via Besenghi. «In pieno centro città e quindi non in un punto ottimale per le osservazione», aggiunge il direttore.
E l’idea di un museo legato all’osservatorio? «Non esiste un progetto. A Trieste ci sono tanti musei da gestire. Noi tra l’altro non abbiamo neanche la possibilità di garantire un’apertura - dice il direttore -. Diciamo che se ne può parlare magari ragionando assieme ai musei scientifici comunali. Prima però dobbiamo capire come finirà la storia della vendita delle sedi. Una cosa alla volta». Il Reinfelder, per il momento, sta a guardare.
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