Luca Dordolo espulso dalla Lega Nord

Il consiglio federale del Carroccio lo allontana all’unanimità. Piasente: «Il rifiuto a dimettersi ha favorito la scelta»
Di Marco Ballico
Pagnacco 27 maggio 2012.Congresso della Lega Nord presso l'auditorium delle scuole medie..Piasente vince le elezioni..Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
Pagnacco 27 maggio 2012.Congresso della Lega Nord presso l'auditorium delle scuole medie..Piasente vince le elezioni..Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

UDINE. La Lega Nord ha chiuso in fretta il caso Dordolo: espulsione. Il consiglio federale del Carroccio, presenti due triumviri su tre, caccia il capogruppo comunale di Udine dal movimento. Troppo gravi le espressioni razziste affidate a Facebook nei confronti della donna indiana incinta gettata dal marito nel Po: i padani, alla ricerca di un riscatto morale, non potevano proprio passarci sopra.

Roberto Maroni, Roberto Calderoli e il resto del consiglio non hanno avuto dubbi. Quella frase - «maledetto, inquinare così il nostro sacro fiume» era ingiustificabile, indifendibile. Da cartellino rosso. Matteo Piasente, alla sua prima presenza a Milano da segretario del Friuli Venezia Giulia (al consiglio ha partecipato anche Massimiliano Fedriga), racconta una sanzione inevitabile: «L’espulsione è stata decisa all’unanimità. Del resto la chiedevano i militanti, i segretari di sezione, non c’era molto altro da fare». Il provvedimento non è in realtà conseguenza diretta delle parole verso la donna indiana. Dordolo paga in primis il rifiuto alle dimissioni da capogruppo e consigliere comunale. Contava poco, e la Lega l’aveva fatto capire da subito, l’autosospensione comunicata sabato. Il caso era diventato nazionale, sono tempi in cui il Carroccio non si può permettere altri scivoloni, i titoli di coda erano scritti.

Dordolo ha provato a resistere fino all’ultimo, barricato in casa. «E’ lo stress», spiegava ieri pomeriggio confermando di non aver deciso il passo indietro. In mattinata gli erano arrivati gli ultimi inviti ma il telefono, a un certo momento, ha squillato a vuoto. Nell’attesa del verdetto del federale, il leghista finito nella bufera, dopo aver fatto pulizia, domenica, degli interventi choc, ha pure cancellato il profilo personale su Facebook, la palude dalla quale non è più riuscito a riemergere. L’ultimo appiglio sono i probiviri del Carroccio: difficile che la condanna possa però essere ammorbidita.

« Assumere certi provvedimenti non è mai facile – commenta Piasente nel viaggio di ritorno da Milano –, ma le dichiarazioni erano nero su bianco, il rifiuto a dimettersi ha fatto il resto». «Stava danneggiando il movimento – aggiunge il senatore Mario Pittoni –, visto che non se ne rendeva conto il consiglio ha dovuto prendere le sue decisioni».

Dordolo, nelle ultime ore, si era rivolto alla segreteria regionale chiedendo se, in materia di multiculturalismo, la posizione del partito era cambiata. Un’altra provocazione respinta al mittente. «Non abbiamo cambiato idea – chiarisce Pittoni –, continuiamo a chiedere come sempre che la classe politica si assuma le sue responsabilità e gestisca al meglio il fenomeno dell’immigrazione. Solo la Lega, su questi temi, si è esposta attirandosi ripetute accuse di razzismo. Ma la Lega non è razzista e, per questo, bruciano ancora di più le gravissime frasi di Dordolo».

Frasi contestate duramente dalla rete, intervenuta con 3mila commenti all’intervento di Dordolo, e stroncate dall’ambiente della politica, con il sindaco di Udine Furio Honsell che si è detto pronto alla querela per il danno alla città. Nessuno sconto nemmeno in casa Lega, unita dal vertice alla base nello sconfessare il capogruppo udinese. Pittoni aveva parlato di «cavolate», Massimiliano Fedriga, in una lettera aperta a Piasente, di «espressioni che fanno rabbrividire e non rappresentano minimamente il comune sentire della Lega». A scaricare il leghista udinese, pure Maurizio Franz, il presidente del Consiglio Fvg di cui Dordolo è addetto di segreteria. «Esprimo con fermezza totale dissenso – chiariva Franz –, manifestando il più profondo rispetto nei confronti di questo tragico episodio». Ieri l’ultimo atto padano per un militante già altre volte andato oltre i limiti. Un anno fa, sempre su Facebook, aveva lanciatolo lo slogan «Dona anche tu una pallottola per Napolitano» e la scorsa settimana si era accanito sulle disgrazie calcistiche della Triestina promuovendo un’ironica sottoscrizione per l’acquisto della società alabardata. Con tanto di invito ai tifosi dell’Udinese a fare un falò dei triestini.

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