Lucinico, un'infermiera muore a 52 anni. Forti sospetti su una fuga di gas

LUCINICO. Un decesso che sembra causato da una fuga di gas, ma con tante circostanze ancora tutte da chiarire. Tant’è che vigili del fuoco e militari dell’Arma, al momento, non si sbilanciano e attendono l’effettuazione dell’autopsia per aggiungere elementi di certezza.
È morta nella mattinata del 26 marzo all’ospedale di Gorizia Sabrina Prodan 52 anni, residente a Lucinico, infermiera in servizio in una non meglio precisata casa di riposo dell’Udinese. Sul posto sono intervenuti, in un primo momento, i sanitari del 118. Poi, ci sono stati gli interventi dei vigili del fuoco e dei carabinieri del Nucleo radiomobile.
Poche e davvero scarne le notizie che emergono. Poca voglia di parlare e una sola frase: «Sono in corso accertamenti disposti dall’Autoroità giudiziaria».
Ma vediamo di ricostruire l’accaduto.
Il personale medico e infermieristico del San Giovanni di Dio è stata allertato perché, all’interno di un’abitazione posta fra le vie Brigata Re e Persoglia, c’era una donna accasciata a terra e priva di sensi.
A dare l’allarme il marito attorno alle 21 di giovedì 25.
Quest’ultimo pare fosse appena rientrato a casa (qualcuno dice fosse, invece, in camera da letto) mentre la moglie si stava preparando per andare a lavorare per effettuare il turno notturno. Era nel bagno. Ed è proprio lì che è stata trovata a terra, come confermano fonti confidenziali.
I sanitari, compresa subito la gravità della situazione, l’hanno rianimata anche se si sono registrati più arresti cardiaci nel corso delle operazioni.
Quindi, la 52enne è stata trasportata a sirene spiegate con l’ambulanza all’ospedale di Gorizia. Alle 4 c’è stato, invece, l’intervento dei vigili del fuoco perché c’era il sospetto che ci fosse una fuga di gas dalla caldaia, ritenuta la causa del malore rivelatosi poi fatale.
Due ore più tardi, infatti, è giunta la notizia che per la donna non c’era più nulla da fare. Conferme su orari e scansione degli interventi arrivano dai pompieri che rimangono, a loro volta, abbottonati su tutte le circostanze.
Venerdì, attorno alle 13.30, fra i vicini di casa, non c’era nessuna voglia di parlare. «Nulla da dire», la risposta ai cronisti. Queste due parole e, poi, il rientro negli appartamenti, prima di aver chiuso accuratamente porte, portoni e finestre. Proprio in quei frangenti, erano al lavoro tre tecnici della società AcegasApsAmga. Hanno provveduto a staccare l’erogazione del metano, probabilmente per precauzione.
L’appartamento dove si sarebbe verificata la fuga di gas fatale si trova al pianoterra di una palazzina a due piani in cui risiedono quattro famiglie.
Si è sbottonato un po’ di più un passante che, però, vuole rimanere anonimo. «Ho saputo della tragedia. Conoscevo Sabrina ed era davvero una brava persona, molto disponibile e molto collaborativa. Nulla da dire nemmeno sul marito».
Non è stato possibile ottenere chiarimenti dalla Procura della Repubblica di Gorizia Il procuratore capo Massimo Lia, interpellato dal nostro giornale, ha risposto di non essere minimamente al corrente della vicenda.
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