L’ultimo abbraccio a Betta Delfabro

Una folla muta e composta ha dato ieri mattina l’ultimo abbraccio a Elisabetta Delfabro, la cestista di 51 anni scomparsa tragicamente una settimana fa. I funerali sono stati celebrati nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù in via Del Ronco da don Simone, amico di vecchia data di Betta, come la chiamavano familiari e amici. Lascia il marito e tre figli.
In chiesa c’erano molti, tantissimi amici, che hanno voluto ricordare l’impegno, la generosità e la simpatia della sportiva che aveva contribuito a scrivere una delle pagine più esaltanti del basket femminile triestino: l'epopea della Sgt Gefidi che con la funambolica Tanja Pollard era riuscita a sfiorare una finale scudetto portando al Palasport di Chiarbola oltre tremila spettatori.
In quel contesto Betta Delfabro si era ritagliata un prezioso spazio come cambio ma la sua importanza non si limitava alle apparizioni sul parquet: con un sorriso, una battuta, la disponibilità al dialogo contribuiva a stemperare anche eventuali momenti di tensione nello spogliatoio. Un atteggiamento che aveva portato anche nelle altre esperienze sportive, come all'Interclub Muggia.
Don Simone, sacerdote di San Giovanni Decollato, ha voluto, nella sua omelia, tracciare non solo il ricordo di Betta Delfabro (che lavorava in una compagnia di assicurazioni) ma anche sottolineare i suoi legami preziosi rimasti con i familiari, gli amici e tutti coloro i quali le hanno voluto bene. E testimoniati dalla folla presente per l’ultimo saluto.
Ha detto: «La vostra presenza numerosissima testimonia che Betta vi ha fatto del bene nella sua vita terrena e questo bene Dio lo ha ben presente ed oggi le rende onore per tutto ciò che ha fatto. È vero, Betta oggi non è più fisicamente presente in mezzo a noi, ma chi ha fede, chi crede, sa che la vita non termina in questo mondo tangibile, in questo mondo terreno ma continua anche dopo la nostra morte fisica. Infatti la nostra cara Betta sta contemplando quel volto misericordioso e pieno di amore che solamente in Dio possiamo trovare, quel Dio che in vita ha molto pregato. Ecco, la morte è un passaggio da questa vita alla vita di Dio. Sant’Agostino diceva che la morte è come spostarsi di stanza».
E’ stata anche letta una lettera di Sant’Agostino che l’aveva dedicata a sua madre Monica e che Betta aveva consegnato ad alcuni nostri amici quando è mancata una loro cara. «Personalmente mi piace immaginare la morte come vedere una nave che salpa dal porto. Ad un certo punto la vediamo all’orizzonte, in lontananza, ma poi quella nave non la vediamo più, ma c’è, sta navigando in mezzo al mare. Così i nostri cari defunti, così la nostra cara Betta». E ha proseguito: «Betta nella sua vita ha messo in pratica i due comandamenti dell’amore: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze e amerai il prossimo tuo come te stesso. Perché ha sempre amato la vita e tutto ciò che le appartiene, la natura, ricordo passeggiate fatte assieme, lo sport, in tutte le sue forme».
La salma di Elisabetta Delfabro poi è stata tumulata nel cimitero di Sant’Anna.
Riproduzione riservata © Il Piccolo