L’ultimo libro di Pupo racconta la storia violenta di queste terre

Presentato il volume “Adriatico amarissimo” al Museo Revoltella Gli storici locali: «Un testo importantissimo per capire cosa successe» 
Luigi Putignano

il focus



Un “Adriatico Amarissimo”, che è anche il titolo del volume, quello cesellato dallo storico Raoul Pupo per i tipi di Laterza. Dell’ultima fatica dello storico triestino si è parlato nella tavola rotonda tenutasi ieri pomeriggio presso l’auditorium del Museo Revoltella.

Il volume, che riporta in copertina la strage dei fuochisti del Lloyd avvenuta a Trieste agli esordi del “secolo breve”, è stato introdotto dal presidente del Circolo della Stampa, Pierluigi Sabatti.

Ravel Kodric, intellettuale mitteleuropeo e interprete presso le istituzioni europee ha sottolineato che «si tratta di un libro per tutti, non specialistico. La violenza è una delle leve più potenti, nell’era delle nazionalizzazione delle masse, degli ultimi decenni dell’Ottocento e dei primi del Novecento. Un’area periferica quella nordadriatica, nella quale prevalgono spinte centrifughe piuttosto che centripete».

A detta di Fabio Todero, dell’Irsrec Fvg, «Pupo non parla di comunità locale ma di comunità locali. Dopo il 4 novembre le due comunità, italiana e slovena, accolgono in maniera opposta l’avvenimento, così come anche il 1 maggio del 1945, giorno dell’ingresso degli iugoslavi a Trieste, sono simmetrie connotate da un fondo di contrasto».

Per Anna Maria Vinci, anche lei dell’Irsrec Fvg, «il volume è scritto con nostalgica ironia ma anche con tono scherzoso e trovo che sia importante in quanto un libro di alta ricerca deve appropriarsi di un pubblico vasto. Si è parlato di storia delle emozioni, ma io non so se la violenza sia un’emozione». Ha moderato l’incontro Patrick Karlsen, dell’Università di Trieste. Per Karlsen si tratta di «un volume importante perché funge da spartiacque nella storiografia transnazionale. Il filo rosso del libro è la violenza, con Pupo che riconosce la rilevanza che la stessa ha avuto ed esercitato nelle comunità che qui convivono. La nostra area è una regione di frontiera all’incrocio di diversi popoli, una sorta di medioriente europeo. Una zona di faglia». —



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