L’ultimo ombrellaio che sapeva riparare i dispetti della bora

Morto Giovanni Grassi, chiuso il negozio di Largo Barriera Ad avviare l’attività nel 1940 era stato il padre Carlo

di Silvia Zanardi

A Largo Barriera Vecchia manca qualcosa. Al numero 5, manca quel caldo negozietto dove, sotto l'elegante insegna “Grassi” scritta in corsivo, gli ombrelli di molti triestini sono resuscitati dopo dure battaglie combattute contro la pioggia e la bora.

All'inizio dello scorso settembre, la storica ditta - vicina di negozio delle ultracentenarie calzature Donda - ha chiuso definitivamente la propria attività, lasciando un vuoto nei cittadini del rione che per generazioni intere hanno affidato i loro ombrelli, provati dal meteo, alle cure sapienti di due professionisti.

Con la scomparsa di Giovanni Grassi - che dietro al suo bancone ha venduto, riparato e ricucito ombrelli fino ai suoi ultimi giorni - se ne va anche un pezzo di storia di Trieste. In città infatti la bottega Grassi era unica nel suo genere, anche se tracce di una sua progenitrice appaiono nel romanzo “Senilità” di Italo Svevo che, nel 1898, parlava di una bottega di ombrellai situata proprio a Barriera Vecchia.

Si può leggere come un segno del destino, dunque, che negli anni Venti un certo Carlo Grassi in arrivo da Torino, città considerata ancora oggi la “patria” dei parapioggia nazionali, si sia stabilito a Trieste e nel 1940 – poco dopo l'entrata in guerra dell'Italia – abbia deciso di aprire proprio a Barriera Vecchia la sua attività. Il negozio assunse immediatamente la connotazione della bottega artigiana rionale, quella dove i conti con il cliente si facevano a fine mese, magari un po' alla volta e a un reale “tasso zero”, quando la fame c'era e non risparmiava nessuno.

Appena divenne possibile, Carlo fu affiancato nell'attività da suo figlio Giovanni, per tutti “Gianni de Barriera”. Ed è stato poi Giovanni che nei decenni ha continuato il mestiere di ombrellaio sino a quando gli è risultato possibile: si è dovuto arrendere, nel maggio di quest'anno, alla inesorabile malattia che lo aveva colpito.

«L'impresa, da sempre a conduzione familiare – ricorda oggi Roberto, figlio di Giovanni e ufficiale dei Carabinieri – ha superato tutte le crisi del mercato, compresa la pacifica invasione di prodotti a bassissimo costo arrivati dal mondo asiatico. È riuscita ad adeguare la propria professionalità – continua - fornendo servizi di qualità e diventando, oltre che il punto di riferimento per gli abitanti del rione dove gli amici si trovavano a fare capannello, un’officina sicura per quasi tutti i tipi di ombrelli».

E nell'arco di settant'anni, Carlo e Giovanni Grassi di ombrelli ne hanno visti davvero di tutti i tipi: da quelli costruiti con raffinati tessuti italiani su telai tedeschi, i più resistenti, a quelli che oggi si comprano in extremis da un venditore ambulante che fa affari con la pioggia improvvisa; ma che, si sa, durano a stento più di un giorno.

«Tra tutte le attestazioni di vicinanza che abbiamo ricevuto dopo la scomparsa di mio padre – chiude Roberto – una in particolare mi è rimasta impressa: quella di una signora anziana che, passando davanti al negozio in fase di smobilitazione, mi ha detto: “Era il negozio per noi popolani”».

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