«Lutto per Sarajevo, inno a Belgrado». Il ricordo dell’assassino Princip divide ancora

«Lutto per l’assassinio» da una parte e «inno» all’assassino dall’altra. Così Romano Prodi ha ben dipinto la querelle sulla figura, che cent’anni dopo continua a dividere i Balcani, di Gavrilo Princip. Princip, ai tempi della Jugoslavia glorificato come eroe anti-imperialista, oggi esaltato a Belgrado come un combattente per la libertà e l’indipendenza dall’Austria, ricordato solo come attentatore, “terrorista” ante litteram a Sarajevo. Sarajevo, capitale della Bosnia «fragilissima», che è stata la settimana scorsa cuore delle celebrazioni per il centenario, servite per lanciare un «messaggio globale per la pace», ma boicottate dalla leadership serba, che ha preferito la neonata “Andricgrad” di Kusturica per festeggiare i cent’anni dal fatale sparo. Una divisione talmente forte che ha portato il quotidiano Le Monde a scrivere che «la Seconda guerra mondiale è finita, la Prima continua ancora», in quella regione che fu a cavallo tra gli imperi asburgico e ottomano. E che per superare il passato, l’auspicio dell’ex presidente della Commissione, può solo sperare nell’adesione all’Ue. (s.g.)
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