«Ma porre il vincolo è inaccettabile»

«Stiamo assistendo a un cambiamento progressivo delle funzioni della polizia locale». Il segretario nazionale di Cgil Enti Locali Federico Bozzanca commenta così la scelta del Comune di Trieste di armare la polizia locale.
Qual è il quadro nazionale?
Ormai l’armamento è cosa molto diffusa in tutto il Paese. È la conseguenza del mutamento complessivo subito dalle funzioni della polizia locale. 20, 25 anni fa ricopriva ben altri compiti, ora svolge attività di sicurezza urbana.
Come si gestiscono gli obiettori di coscienza?
Nella maggior parte degli enti locali noi abbiamo contrattato l’opzione dell’obiezione di coscienza. L’idea che l’armamento sia vincolante è qualcosa che abbiamo sempre respinto.
Come si fa?
Si tratta di gestire al meglio la dislocazione delle persone nei vari servizi. Non si tratta di far cambiare profilo professionale al lavoratore ma di garantire la possibilità di poter optare per non avere l’armamento. È un elemento di garanzia che siamo riusciti a ottenere in tantissime amministrazioni.
Ma le armi servono?
Noi riteniamo chiaramente che non siano la soluzione a tutti i problemi della polizia locale. È necessario che il personale sia formato sotto tanti altri aspetti per affrontare tutti i tipi di emergenze. Cosa che spesso tanti Comuni non fanno.
Quali sono i problemi principali della polizia locale in Italia?
Mi sento di dire che in questi anni si chiede sempre di più agli agenti in termini di servizi. Al contempo si vedono situazioni di disparità di trattamento rispetto agli altri corpi di polizia. Per fortuna siamo riusciti a intervenire su alcuni versanti.
Ovvero?
Siamo riusciti a recuperare la clausola di servizio e l’equo indennizzo per il personale che si trova ad avere problemi di salute a causa del suo lavoro. L’abbiamo reintrodotto dopo che il governo Monti l’aveva eliminato. Una scelta sbagliata, quella di allora, perché chi lavora in strada paga spesso con la salute.
A Trieste l’organico è scarno.
Abbiamo sbloccato il turnover in tanti enti. Però manca ancora un intervento sul versante previdenziale. Pensiamo che chi fa un lavoro potenzialmente usurante debba poter accedere a tutele previdenziali specifiche.
g.tom.
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