Magazzino 18, il ricordo di un antico dramma

Lo scorso febbraio 2015, nel porto vecchio di Trieste, è stato riaperto al pubblico il Magazzino 18. L'iniziativa è partita dall'Irci, Istituto Regionale per la cultura istriano-fiumano dalmata, ed è stata incoraggiata dallo spettacolo messo in scena da Simone Cristicchi (autore anche del libro intitolato proprio "Magazzino 18") che ritraeva la storia di quel luogo, il quale ha avuto riconoscimenti a livello mondiale.
Le visite guidate sono durate quattro giorni, dal 16 al 20 febbraio. E' stato un gran successo dato l'afflusso di molti italiani, ma anche di triestini che ignoravano la storia celatasi dentro quell'edificio con il numero 18 stampato all'ingresso.
Il Magazzino 18 è il luogo dove le masserizie di proprietà degli esuli vennero depositate sessant'anni fa e tutt'oggi sono conservate. Ogni oggetto accatastato (sedie, armadi, letti, lettere, fotografie, utensili, giocattoli, etc.) rappresenta la storia, i ricordi, gli affetti di migliaia di persone costrette ad abbandonare la loro terra, ma non solo, anche la loro vita.
Tutto ciò accadde in seguito al trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 dove l'Italia, sconfitta nella seconda guerra mondiale, fu costretta a cedere molti dei suoi territori.
Tra questi faceva parte quel pezzo di terra che abbraccia il mare da Capodistria a Pola, il quale venne a far parte della Jugoslavia sotto il comando di Tito. Da quel momento in poi molti italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia furono costretti ad abbandonare la loro casa scappando anche all'estero.
Alcuni dovettero affrontare lunghi periodi nei campi profughi dove le condizioni di vita erano estreme, molti invece furono vittime delle violenze esercitate dai partigiani titoisti. Le testimonianze di queste atrocità sono riportate dalle foibe, dove gli italiani in fuga venivano uccisi e gettati.
Chi era in fuga lasciava i propri beni al "Servizio esodo", che li custodiva appunto nel Magazzino 18, sperando un giorno di rientrarne in possesso.
In futuro questo luogo della memoria potrebbe diventare un museo aperto al pubblico. L'idea è stata avanzata qualche giorno fa dal presidente dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Renzo Codarin. Nel suo intervento ha sottolineato i punti necessari alla conversione del magazzino a museo: la messa in sicurezza dell'edificio, la creazione di un percorso con pannelli esplicativi, di postazioni multimediali, di un bookshop per realizzare un percorso museale moderno e capace di coinvolgere il visitatore.
Mattia Sabadin
V G
Itis Volta
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