«Mamma non si sveglia». Ma era morta
POLCENIGO
Sono le 7.30, la sveglia non ha suonato e la mamma non ha chiamato. Ma dopo mesi di scuola il “campanellino” interiore segnala a Luca (nome di fantasia), 9 anni, che forse è ora di alzarsi. Salta giù dal letto e, ancora un po’ assonnato, si ferma sulla porta della camera della mamma. La chiama, ma lei non risponde. «Beh, forse oggi facciamo vacanza», pensa.
Raggiunge la cucina, si prepara la colazione e accende la tv che, a quest’ora, propone una nutrita serie di cartoni animati. Passa un po’ di tempo, e la mamma non si vede. Così Luca ritorna in camera, la chiama, ma lei ancora non risponde. Allora pensa di telefonare ad un’amica della madre, una cara amica che vive a Maniago. È lei ad intuire.
Cerca di non allarmare il bimbo, lo avverte che di lì a poco sarebbero arrivate delle persone ad aiutarlo... Infila la porta di casa mentre allerta il 118, sale in auto e si dirige verso Polcenigo. L’ambulanza ci mette pochi minuti per arrivare a casa di Luca, e bastano pochi minuti per capire che per Paola Bartole non c’è davvero nulla da fare.
Ad accertare la morte della donna, avvenuta nella notte per cause naturali, è stato il medico giunto sul posto con l’ambulanza. Il cuore di Paola, trentaquattro anni, nata a Trieste e residente a Polcenigo da diversi anni, all’improvviso ha cessato di battere, e la donna è passata dal sonno alla morte probabilmente senza nemmeno accorgersene. Di infarto parla il certificato del medico legale, ed è plausibile che non verranno compiuti ulteriori accertamenti medico-legali per indagare le ragioni che hanno provocato l’arresto cardiocircolatorio, a meno che la famiglia non lo giudichi opportuno.
Sul posto sono giunti anche i carabinieri della stazione di Polcenigo, che hanno notificato il fatto alla procura.
Trentaquattro anni, nata a Trieste, Paola Bartole era arrivata a Polcenigo anni dopo aver sposato il fidanzato, originario di Caneva. Naufragato il matrimonio, Paola viveva per il figlio di nove anni, e svolgeva lavori saltuari. Come quello al Cial de Brent, il noto ristorante con cui aveva stipulato un contratto a chiamata, e presso il quale si recava occasionalmente, per alcune ore, nelle serate in cui era prevedibile un maggior afflusso di clienti.
«Una signora a modo, molto riservata - racconta di lei Luigi Zanette che gestisce, con la moglie, il ristorante -. Una persona affidabile, per quel che riguarda il lavoro, che non dava però molta confidenza. Abbiamo appreso nel pomeriggio di questa tragedia e siamo davvero molto dispiaciuti».
La notizia si è diffusa rapidamente in paese, dove Paola Bartole era conosciuta come una giovane donna gentile e schiva, e il pensiero di tutti è andato al piccolo Luca, travolto da questa grave tragedia.
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