Mangia un fungo gli trapiantano il fegato

Ricoverato a Udine con prognosi riservata. Ha mangiato un’Amanita phalloides raccolta in Carso
È in gravi condizioni all’ospedale di Udine un giovane uomo triestino che ha dovuto subire un urgentissimo trapianto di fegato dopo aver ingerito un fungo il cui veleno è potenzialmente mortale, l’Amanita phalloides. L’intervento, tempestivo, è riuscito, ma l’uomo è ancora in prognosi riservata. I medici dovranno constatare se i veleni nei tessuti circostanti si sono dissolti, o se il fegato nuovo ne è rimasto intaccato e li sta rimettendo in circolo. Un altro giovane uomo, negli stessi giorni, non in compagnia del primo (i due non si conoscono nemmeno) ha fatto lo stesso fatale errore, ha raccolto e mangiato un’altra Amanita phalloides. Per fortuna in questo secondo caso si sono rivelate sufficienti le cure di disintossicazione somministrate dalla Medicina d’urgenza di Cattinara. Ed è tornato a casa.


Non si sa esattamente dove i funghi siano stati raccolti, ma molto probabilmente sul Carso e dintorni. Tutti e due i triestini (di cui l’ospedale non rende nota l’identità) sono finiti immediatamente alla Medicina d’urgenza di Cattinara. Dopo due giorni di intensive cure, uno dei due è stato inviato a Udine, all’ospedale Santa Maria della Misericordia, l’unico centro regionale abilitato ai trapianti di organo. Con la speranza che fosse disponibile subito un organo compatibile.


Solo pochi giorni fa si erano verificati due simili episodi, anche se di origine diversa e con avvelenamento meno grave. Una famiglia di padre, madre e due figli aveva acquistato funghi su un banchetto di strada in Slovenia, e due coniugi avevano invece pranzato in Croazia, in una trattoria. Per tutti e sei nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, cefalea, sudorazioni, vertigini. Non si sa quale fungo abbiamo ingerito, comunque non mortale visto che in 24 ore son tornati a casa dall’ospedale.


Ma raccogliere da terra funghi senza avere conoscenze scientifiche, senza passare al controllo degli esperti micologi che l’Azienda sanitaria ha come punto di riferimento al Mercato ortofrutticolo, e senza porsi nemmeno il dubbio è davvero un’imprudenza incredibile. «Queste due persone sono arrivate in Medicina d’urgenza dal Pronto soccorso - racconta Domenico Guerrini, il direttore facente funzione della struttura di Cattinara - con un evidente avvelenamento da Amanita phalloides. Se la disintossicazione ha effetto, i veleni del fungo non lasciano poi alcun residuo, e il caso è risolto perché il fegato ripulito recupera velocemente funzionalità. Purtroppo nel secondo paziente il fegato era stato già compromesso. È stato inviato a Udine per il trapianto, ha avuto fortuna perché si è trovato subito l’organo compatibile, ma attualmente è appunto ancora in prognosi riservata, bisogna essere sicuri che tracce di veleno non siano rimaste in circolazione».


Diverso il caso dei sei precedenti triestini intossicati: «Quella - dice il medico - era solo una gastroenterite da funghi». Ma a Medicina d’urgenza, nel tempo, si sono visti molti di questi casi. Perfino uno paradossale. Un cittadino aveva raccolto dei funghi (in verità sani e buoni), poi per cucinarli più al naturale aveva ben pensato di strappare dallo stesso terreno un simpatico ciuffo d’erba che sembrava prezzemolo. Purtroppo per lui si trattava della micidiale cicuta, quella con cui il grande filosofo Socrate si diede la morte. La foglia è effettivamente ingannevole. E tanto più ingannevoli sono i funghi. Nel dubbio, guardare e non toccare.

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