«Basta massacri e torture a Gaza»: appello e manifestazione a Trieste
Una lettera firmata da esponenti della società civile spiega le ragioni della mobilitazione del 27 maggio

«Su Gaza non si può più tacere». Esordisce così Pierluigi Sabatti – giornalista e scrittore triestino – nell’introduzione all’incontro svoltosi ieri mattina al Circolo della Stampa di Trieste. Presieduto da Mauro Gialuz, Nathan Levi, Milos Budin e Roberto Treu, questo appuntamento è nato con l’obiettivo di presentare un primo comunicato e le ragioni retrostanti la manifestazione del 27 maggio a Trieste per la cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza e in Medio Oriente.
All’interno della lettera, sono state raccolte decine di firme di «persone e cittadini», membri della società civile triestina, quali: rappresentanti della cultura italiana e slovena, esponenti del mondo cattolico, ebraico e musulmano, giornalisti, storici, ex consiglieri regionali, amministratori comunali, membri di sindacati e associazioni e tanti altri. Il documento, per ora, si sofferma su alcuni punti e, nelle parole di Treu, il comunicato e la relativa manifestazione si pongono l’obiettivo di «far sentire la propria voce per non essere impotenti o semplici spettatori, ma senza prestarsi a strumentalizzazioni o violenze». I firmatari condannano «il massacro e le torture» nei territori della Striscia, «le politiche del governo Netanyahu e dei suoi alleati di estrema destra» attuate anche in Cisgiordania e richiedono un «cessate il fuoco e l’invio di aiuti alimentari e sanitari». Allo stesso tempo, viene espressa una dura critica all’«ondata di antisemitismo» crescente, sottolineando la sua diversità dalle «legittime critiche al governo di Israele», e vengono condannate le azioni terroristiche del gruppo Hamas.
Infine viene anche evidenziato il diritto dei palestinesi di «restare nelle loro terre e di avere uno Stato riconosciuto dall’Onu». «Si presenta una manifestazione che pone al primo posto l’urgenza di fermare la strage in corso – spiega Budin –: una finalità che deve essere accompagnata da un approccio politico. Il documento richiama i fatti, sia i torti subiti che i diritti e i doveri di ambedue le parti, individuando i responsabili di quanto sta succedendo».
«Gaza è il volto del mondo che ha perso l’anima» afferma Nathan Levi, che dedica il testo al giornalista palestinese Ali Rashid e sottolinea sia l’indifferenza della comunità internazionale, sia il rifiuto di accettare un mondo in cui «il dolore è selettivo e alcuni dolori valgono più di altri». L’invito è quello a partecipare in massa alla manifestazione di martedì prossimo che, ancora in attesa delle ultime autorizzazioni, dovrebbe partire alle 18 da piazza Sant’Antonio. «Questo intervento nasce dal dolore, dalla sofferenza e dal rifiuto dell’assuefazione – sottolinea Gialuz –. La gente vuole andare in piazza perché la piazza è agorà, forum e fondamento della democrazia». Alla fine degli interventi non sono mancati però i momenti di dibattito. In primis, sull’uso dei termini. Un esponente della comunità sanitaria triestina ha ricordato una petizione contro la distruzione deliberata degli ospedali a Gaza, definendo quanto sta accadendo come «pulizia etnica». Gianfranco Schiavone – presidente dell’Ics e tra i firmatari – ha sottolineato come la stessa Corte penale internazionale abbia utilizzato il termine «sterminio come crimine contro l’umanità» con riferimento a Gaza. Infine, dal pubblico, c’è stata la sollecitazione ad aggiungere una presa di posizione propositiva, con richieste al governo italiano, all’Ue e alle organizzazioni internazionali. —
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