Manolo: «Sotto le mie dita sento l’anima dei monti»

«Io arrampico, questa è la mia vita. Non si deve pensare alla parete come a qualcosa di freddo, inerte. La montagna ha un’anima e quest’anima palpita sotto le mie dita. Per questo non voglio mezzi che si frappongano fra il mio corpo e la roccia». Maurizio Zanolla, detto Manolo, uno dei miti dell’alpinismo mondiale, l’altra sera, in una galleria espositiva strapiena, ha raccontato le sue esperienze di montagna. È emerso il ritratto di una personalità schiva e semplice, ma dai gradi valori e con un grande amore verso la natura e la montagna. «È stato il modo migliore - ha sottolineato il sindaco Silvia Altran - per chiudere questa edizione di “Natura&cultura”, che nei cinque giorni di svolgimento ha calamitato grande interesse e inanellato nuovi record di partecipazione».
Anche per la presenza di campioni come Manolo e Lynn Hill, la più famosa arrampicatrice del mondo o come Mauro Corona e Remo Anziovino. Ma anche gli incontri letterari, come quelli che sabato hanno visto protagonisti lo scrittore Roberto Tirelli e Dario Mattiussi, per la presentazione del libro “Dietro il cortile di casa”, accompagnato da struggente musica klezmer, eseguita dai giovani del Vivaldi, hanno riscontrato sempre molta affluenza. Tanto che alla fine dell’incontro, l’amministrazione non ha escluso di riproporre anche un’edizione estiva di questo appuntamento culturale. Manolo ha preso spunto da un documentario in bianco e nero, “Verticalmente Demodè”, premiato ai grandi festival della montagna, che racconta l’emozione di una grande impresa di salita di una parete verticale al massimo grado affrontata in forma libera. Ne è seguita l’illustrazione delle sue esperienze più significative: i suoi itinerari sono sempre estremi, con il suo metodo lui arrampica senza corda, quasi senza chiodi, raramente in artificiale. Primo italiano a salire una via d’arrampicata di difficoltà 8b, ha iniziato ad arrampicare a 17 anni aprendo centinaia di nuove vie ed è stato denominato “Il mago” per la sua abilità per le imprese impossibili. Nel confronto con il pubblico ha raccontato l’attività mentale di preparazione, osservazione, conoscenza, e quella dell’allenamento, per uno stile di ascesa che fa perno sulla fisicità, sulla punta delle dita e dei piedi, con la sola forza delle gambe o delle braccia. «Non mi sono mai risparmiato e ora faccio i conti con tutte le sollecitazioni a cui ho prestato il mio fisico - ha confessato Maurizio Zanolla - e non mi chiedo più perché mi sono sottoposto a fatica e pericoli per passare una riga immaginaria. È stato un viaggio necessario e educativo, pericoloso, doloroso e meraviglioso, che mi ha dato la possibilità di essere me stesso».
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