Marcello Girone racconta un viaggio in “Atlantico in cargo, da Liverpool a New York”
Un viaggio verso l'ovest del mondo, gli Stati Uniti, la più grande potenza economica e militare del mondo e simbolo di benessere e di sviluppo nell'immaginario popolare, ma anche un viaggio verso il sud del pianeta, il martoriato Zimbabwe, uno dei paesi più poveri della terra, con una aspettativa di vita tra le più basse al mondo. Il primo è quello che Marcello Girone Daloli racconta in "Atlantico in cargo, Liverpool-New York", diario di viaggio la cui presentazione sarà al centro del decimo appuntamento con "Il Giovedì del Libro" oggi alle 18 nella sala conferenze della Biblioteca comunale di Monfalcone, il secondo è quello che lo stesso Girone Daloli compie idealmente tutti i giorni, da quando, nel 2006, ha creato il progetto Help Zimbabwe, cui è interamente devoluto il ricavato della vendita del libro. Il volume di oggi racconta l'esperienza dell'autore imbarcato sull'Atlantic Conveyor, gigantesco cargo di una compagnia svedese che attraversa costantemente l'oceano. Il diario ha inizio in una Liverpool inaspettata e affascinante e racconta un viaggio in cui immagini, riflessioni e incontri accompagnano il cargo e la sua umanità attraverso i mutamenti affascinanti e violenti della natura. Parte del racconto è ambientato in mezzo al mare, parte invece a New York, punto di arrivo del viaggio. Le pagine dedicate al vissuto a Manhattan sono una raccolta divertente e contagiosa di istantanee. I viaggi di ricerca, e il confronto con le più diverse tradizioni, sono il filo conduttore in tutta l'esperienza personale di Marcello Girone Daloli, cresciuto nel mondo marketing tra Milano, Barcellona e la stessa New York. "Atlantico in cargo, Liverpool-New York" è il secondo diario di viaggio scritto da Daloli: il primo "Indian Jeans" è stato steso in una fabbrica di jeans a Bangalore, in India. E proprio da un'esperienza personale, quella vissuta nel 2006 presso l'ospedale di St. Albert, 200 chilometri a nord di Harare, capitale dello Zimbabwe, è nata l'idea di adoperarsi per migliorare la vita di migliaia di zimbabwani, con il Progetto Diga-Help Zimbabwe che nel corso degli anni ha terminato la costruzione di un bacino per raccogliere l'acqua piovana nei 3 mesi di piogge a 1 chilometro dall'ospedale, che ha un indotto di 119mila persone. Girone Daloli ha coinvolto numerosi volontari italiani, soprattutto ingegneri e tecnici, per completare il progetto: la diga porta un chilometro di tubature fino all'ospedale e grazie a due impianti di potabilizzazione oggi garantisce acqua potabile ad oltre 10mila persone oltre ad irrigare 8 ettari di campi. Terminato il lavoro materiale, l'esperienza in Zimbabwe con un’opera di formazione dei manutentori e l’istruzione sulla conservazione delle risorse idriche.
Michele Neri
Riproduzione riservata © Il Piccolo