“Marchiatura” delle bici contro i ladri

Il lucchetto a prova di furto, a Monfalcone, devono ancora inventarlo. Lo sa bene chi è proprietario di una dream-bike, cioè di un bicicletta tecnologica e costosa: la sera capita se la porti fin dentro casa, magari in salotto, per evitare che gliela sgraffignino sotto il naso. Le cantine e i garage, infatti, non sono più un ricovero così sicuro. Ma non se la passano meglio neppure i possessori di più modeste due ruote: anche quelle “stagionate” e un po’ arrugginite finiscono ugualmente nel mirino dei ladri.
Parecchie le persone che, pur perdendo il bene, rinunciano alla denuncia. Anche se le forze dell’ordine giustamente sottolineano l’importanza di rivolgersi alla competente autorità: in un terzo dei casi, a detta loro, si riesce a recuperare il mezzo. Ma dove finiscono i velocipedi rubati? Dipende: se si tratta di un catorcio, spesso viene ridipinto e usato come mezzo di trasporto urbano. Tavolta, invece, viene solo “cannibalizzato” e questo spiega i telai che in città rimangono ancorati al palo da una spessa catena, ma appaiono privi di uno o entrambi gli pneumatici.
Se parliamo invece di mountain-bike sofisticate, allora alla vittima conviene dare un’occhiata ai siti web dell’Est Europa: con una certa frequenza finiscono all’asta. È accaduto che più di un residente facesse quest’amara constatazione, vestendo i panni di novello Sherlock Holmes e mettendosi sulle tracce della propria bici.
Dunque il furto di due ruote resta una piaga di difficile argine e lo si intuisce anche dai numeri: a dispetto delle poche segnalazioni alle forze di polizia, infatti, i report tradiscono comunque un fenomeno di rilievo. Nel 2015 la Municipale ha raccolto solo a Monfalcone 42 denunce, mentre i carabinieri (che però hanno competenza oltre che sulla nostra città anche a Ronchi, San Canzian, Staranzano, Grado e Doberdò) ne hanno formalizzate ben 133 lo scorso anno e 33 da gennaio a oggi.
Il fenomeno si è riprodotto anche nel 2016: il commissariato di Polizia di via Foscolo conta una decina di denunce, in pratica un paio al mese da inizio anno. «Ma in un terzo dei casi - precisa il vicequestore Stefano Simonelli - riusciamo a recuperare il mezzo sottratto al cittadino. E quindi io consiglio sempre di sporgere denuncia ogni qual volta ci si scopra vittima di simili reati».
Come accennato, oltre al problema del furto, c’è anche quello della “cannibalizzazione” dei mezzi lasciati in parcheggio, visti come comodi e soprattutto gratuiti self service di ricambi. Già dallo scorso anno l’amministrazione Altran ha però avviato una pulizia generale, eliminando le due ruote abbandonate in città e provvedendo a installare nuove rastrelliere, che consentano anche di legare la bici attraverso il telaio: un metodo indubbiamente più sicuro.
Il Comune non intende arrendersi ai ladri di biciclette, anzi vuole dichiarare loro guerra emulando una buona pratica messa in atto a Padova, ovvero la “marchiatura” delle due ruote, in modo da ostacolare i furti. Lo annuncia l’assessore alla Mobilità Fabio Gon: «Stiamo pensando di istituire un registro delle bici, in modo da applicare a ogni mezzo un numero in serie col timbro della città. In questo modo, se venisse rubata sarebbe facilmente rintracciabile». «Ci stiamo informando col Comune di Padova, che ha già adottato questo sistema - conclude -, e valutando la possibilità di acquistare il macchinario apposito, in modo, dopo la stipula di un’apposita convenzione, da poterlo prestare ai negozi specializzati. Dove i cittadini potranno portare la propria bici per farla “marchiare” gratuitamente».
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