Marina Hannibal a un passo dalla vendita

Il destino dell’Hannibal, il primo Marina italiano realizzato in un porto naturale nel «lembo più a Nord del Mediterraneo» è ormai a una svolta. Si è a un «punto cruciale» nel lungo e difficile percorso che tra non molto dovrebbe portare alla vendita.
Carlo Luca Cazzaniga, proprietario e presidente, non desidera fare troppi commenti. «Non correte dietro a voci o ai polveroni» dice e conferma soltanto che «ci sono trattative in corso» ormai serrate e che si è a un «punto cruciale». Nessuna indiscrezione da parte sua, ma da quanto si sa le trattative sono avviate in maniera molto seria, con due investitori stranieri che si occupano di nautica e che hanno base in Austria e con un gruppo italiano che non è del settore ma è impegnato sul fonte delle costruzioni. «A me interessa soltanto il futuro per l’Hannibal che deve essere rilanciato, il futuro del cantiere che è una risorsa e quello dei dipendenti». Sono poco meno di quindici e da qualche tempo è andato via anche il consulente che faceva da direttore, l’ingegner Sergio Lapo, uscito a inizio estate dopo una proroga di sei mesi. Deleghe che ora si è ripreso Cazzaniga dividendo le responsabilità con il vertice amministrativo, Matteo Pribaz. Un segnale questo, unito al fatto dell’inusuale presenza in questi giorni a Monfalcone di Cazzaniga che una possibile cessione è vicina. «Ho 81 anni e non sono eterno» scherza Cazzaniga che sa bene che il tempo corre ed è giunto il momento di dare una svolta all’Hannibal. Troppe ormai le incombenze e gli interventi necessari per questa struttura che era un gioiello, è in una posizione assolutamente “strategica”. Ma che rischia seriamente il degrado. Dai piazzali dove si lavora per la manutenzione delle imbarcazioni che devono essere asfaltati e attrezzati con impianto di smaltimento delle acque (come è accaduto a tutti i cantieri del monfalconese ci sono stati blitz, interventi delle autorità e pesanti sanzioni). Fino al problema sempre più serio della raccolta dei rifiuti (la legge è cambiata, bisogna adeguarsi alla Ue e le normative sono ormai ferree). Per non parlare degli investimenti necessari sul cantiere, i vari edifici, il parco e i piazzali. Si è dovuto dismettere l’impianto di carburante per imbarcazioni, c’erano ancora delle pendenze con il vecchio direttore. Come se non bastasse non si sa che futuro vorrebbe dare a quelle aree lo stesso Comune di Monfalcone. E per finire ci sono anche i rapporti non sempre facili con i clienti e nodi ancora da risolvere come la presenza di varie imbarcazioni sequestrate e sistemate lì dalle autorità marittime perché c’è spazio. Ora però anche secondo Cazzaniga «tira un’aria nuova». Colpa delle guerre e delle tensioni nelle varie parti del mondo. Il mondo si è ristretto e l’Adriatico ha ripreso importanza come mare tranquillo dove fare le vacanze e portare le barche. Chissà forse la vendita è davvero vicina.
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